Si apre una campagna per la presidenza degli Stati Uniti all’insegna del giudiziario, A carico di entrambi i probabili concorrenti, Trump e Biden. Di più naturalmente a carico di Trump, sottoposto fino ad ora a quattro o cinque procedimenti (i capi d’accusa sono “otto dozzine” secondo “The Atlantic”), che dovrebbero tutti andare in giudicato sotto elezioni, a settembre-ottobre 2024. Per l’assalto dei trumpiani al Campidoglio il 6 gennaio 2021, e per varie altre motivazioni. Contro Biden per presunti coinvolgimenti nel traffico internazionale di influenze (in Ucraina e in Cina) del figlio Hunter.
A otto mesi dalle primarie e a
quattrodici dal voto, Trump però è in ascesa nei sondaggi, Biden in calo. Il
tasso d’approvazione di Biden è basso, attorno al 40 per cento, e in flessione.
E la sua ricandidatura non riscuote consensi ampi nei sondaggi degli elettori
Democratici dichiarati: attorno al 25 per cento si dice a favore. Nei sondaggi
fra gli elettori giovanili di simpatie Democratiche, fra i liceali e gli universitari,
ben il 60 per cento si dice a favore di un nome nuovo. Verso il 60 per cento
dei consensi va invece Trump nei sondaggi sugli orientamenti repubblicani.
La previsione è che, se non in tutti, in qualche tribunale
Trump sarà condannato,quindi politicamente “azzoppato”
– in uno, in Georgia, a opera di una Procuratrice
Democratica, Fani T.Willis, la sua eventuale condanna non
sarebbe “perdonabile” presidenzialmente, poiché la
giudice ha avuto l’accortezza di montare una causa statale
– su cui la presidenza non ha giurisdizione –e non federale.
Trump invece si fa forte della persecuzione giudiziaria
Democratica subita durate la sua presidenza, 2016-2020,
col Russiagate. Un falso processo montato su un falso
dossier, commissionato in campagna elettorale dalla
contendente Clinton a una ex spia inglese.