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Barricata – Termine e concetto
sono di origine spagnola (castigliana)? ; “No barricado for a belly” è in Shakespeare,
“Il racconto d’inverno”, I, II, 204, il dramma romanzesco ambientato a Messina.
Dante - Ballerino –
questa mancava. A mezzo della recensione di un volume illustrato e quasi musicato,
“Dante’s Perfomance”, sulla messa in scena al Covent Garden il14 ottobre 2021 del
balletto “The Dante Project”, il critico e accademico italianista Stefano Jossa
su “La Lettura” può glossare: “Dopo essere stato poeta, profeta, politico, patriota,
linguista, filosofo, filologo, teologo, persino alpinista, runner, dispensatore
di ricette e cronista sportivo, Dante era diventato finalmente anche
ballerino”. Ma non senza ragione, ragiona Jossa commentando una ricerca di Francesco
Ciabattoni, italianista a Georgetown, che ha intitolato “Dante’s Performance. Music,
dance and drama in the «Commedia»”: le sue “scene” sono riconducibili alle
“Laudi”, in piazza, la stessa struttura
del poema è drammatica, performativa: Dante è sempre in scena, con numerosi
personaggi e storie spettacolari. Quindi anche teatrante.
La “Vita nuova” è ripetutamente per Montale, “Dante ieri e oggi”, la
conferenza tenuta a chiusura del Congresso fiorentino per il centenario della
nascita, nel 1965, un “libello”.
Don Juan – Di Byron “l’unico
poema ancora leggibile che ci ha lasciato”, E. Montale, “Dante ieri e oggi” -
in “Auto da fé”, 329, e “Sulla poesia”, 32: “L’ironia e il senso del pastiche
modellano ottave di vaga ispirazione ‘italiana’”.
Gabbiano – “Dal grido
dimesso, di un’avidità malinconica”, lo sente Ernst Jünger sul mare di “Illador”
(Villasimius) in Sardegna – nel diario di viaggio “Presso la torre saracena” (nelle
raccolte “Terra sarda” e “Il contemplatore solitario”).
Gadda – “Teatrale” lo vuole
Alba Andreini, la sua studiosa principe – principessa? Alla voce “Teatro” della
“Pocket Gadda Encyclopedia” dell’università di Edimburgo, curata da Federica G.
Pedriali. Andreini fa una sintesi della “teatrografia” sulle opere di Gadda
(compreso l’adattamento venticinque anni fa operato da Ronconi sul
“Pasticciaccio”), ma presto approda a “un’altra, meno visibile, conclusione: la
forte teatralità intrinseca alle opere non teatrali di Gadda”.
La “teatralità
filologica” di Gadda era già nel “romanzo” di Elsa D e Giorgi sul suo amore con
Calvino, “Ho visto partire il tuo treno”.
Italiano – Santa Cecilia
recupera a Roma un’opera di Hāndel, “Rodelinda” – una delle opere più eseguite
di Hāndel ma in Italia le sue opere non vanno molto, controtenori (i vecchi
“castrati”) e contralti, con le arie a vari daccapo, non funzionano. Ci si rende
conto nell’occasione che Hāndel a Londra, quarant’anni di Londra, fino alla
morte, operista acclamato, produceva opere in italiano. Almeno 37 delle sue 42,
stando ai cataloghi. Con vari librettisti italiani. Per un pubblico londinese
che le amava evidentemente molto, e in qualche modo le capiva. Le sue altre
opere censite sono le tre giovanili in Germania, su libretto in tedesco, e nel
1718, qualche anno dopo lo sbarco a Londra, l’oratorio in inglese “Acis and
Galatea”, dalle “Metamorfosi” di Ovidio, scritto da John Gay sulla traduzione
di Ovidio operata da John Dryden, un tentativo di opera inglese evidentemente non
gradito.
Joyce – Con l’“Ulisse”
“non crea un linguaggio, lo distrugge” – E. Montale, “Dante ieri e oggi”
(“Sulla poesia”, 32). A maggior ragione col “Finnegans Wake”, è da supporre.
Orano – Lo scrittore
Boualem Sansal, Gran Premio del romanzo dell’Accademia di Francia, è stato arrestato ad Algeri per avere sostenuto
che la città di Orano, nella regione occidentale, era marocchina e non algerina.
Orano, la città di adozione di Camus, che in vari racconti (vi ha ambiento
anche “La Peste”) utilizza parole italiane e spagnole del gergo locale – Camus che veniva
dall’Est algerino, ala frontiera con la Tunisia, da un paese chiamato Mondovì.
C’era molta presenza italiana e spagnola nel Maghreb, nei secoli, prima che la
Francia occupasse e si annettesse l’Algeria, nel 1830-34.
Otello – Non più
rappresentabile, per il politicamene corretto? Per l’“atro tenebror” del viso e
il “selvaggio dalle gonfie labbra”. A Venezia Francesco Meli lo farà bianco.
Ma c’è anche il femminicidio. Qui si può rimediare, lo stesso Meli ha la
soluzione: Otello non uccide per gelosia ma contro il tradimento. “Per Otello
il t2radimento vero non è quello sessuale ma della lealtà”. Uccide perché tradito
nella fiducia, nel dovere di lealtà. “Ho provato a immaginare un altro finale”,
spiega il tenore a Giuseppina Manin sul “Corriere della sera”: “Se Desdemona
gli avesse confessato di essersi innamorata di un altro, Otello si sarebbe
disperato ma avrebbe capito”. Questo è vero. Oggi, età dei diritti, non è la gelosia
alla radice della violenza, o al centro dei dissidi di coppia, ma sgarbi, trucchi,
interessi.
Pound – Cosa deve a
Dante, si chiede Montale in “Dante ieri e oggi” (“Sulla poesia”, 32)? “Evidente
è il tentativo di porre mano a un poema totale dell’esperienza storica
dell’uomo nei cento e più ‘Cantos’ di Ezra Pound, che non ha voluto però
imitare le simmetrie e la rigorosa struttura della ‘Commedia’”. E non sono
un’ascesa ma piuttosto una discesa: “I ‘Cantos’ contengono tutto lo scibile di
un mondo in disfacimento”, continua Montale, e in essi il senso del carpet
domina su quello di una costruzione, di un avvicinamento a un centro”.
Con una postilla: “Se fosse però vero che l’argomento ultimo del poema
dantesco fosse il cosiddetto dono di Costantino, allora forse potremmo trovare
un parallelo nel tema poundiano
dell’usura”.
Russia - “Per l’Europa
la Russia è l’epitome della Sfinge”. E “Se c’è al mondo un Paese più
sconosciuto e inesplorato, più incompreso e incomprensibile, questo Paese è
indiscutibilmente la Russia per i suoi vicini occidentali”. I cui pensatori, si
può aggiungere, si pregiavano di pensare per San Pietroburgo, e le cui principesse
di fare le zarine nella stessa città. È Dostoevskij del 1858, o 1859, reduce da
tre anni di processi politici e da sette di Siberia, nel primo articolo che
scrive per la rivista che ha in animo di lanciare, “Il tempo”, per rifarsi del
tempo perduto. E che ora si traduce in italiano. “La Lettura”, che ne anticipa
la pubblicazione, confina questo “inedito” Dostoevskij alla p. 31, l’ultima del
settore libri. È solo per atlantismo – niente più russi tra noi? O niente è
cambiato?
Scrivere – “Per farla
semplice, quando scrivo impazzisco”, spiega a Montefiori su “La Lettura” lo
scrittore francese del momento, Édouard Louis: “A causa della scrittura non
posso vivere senza prendere sonniferi, senza antidepressivi, senza crisi
d’ansia…. Il mio corpo a 32 anni è già rovinato, soffro di tachicardie, di
irritazioni della pelle, che derivano dall’angoscia” - “ma allo stesso tempo
non posso impedirmi di scrivere”.
Era il modo di essere e di scrivere di Sartre, che abusava di anfetamine
e altri eccitanti, ogni sorta, la mattina, scrivendo di filosofia, spesso tutto
il tubetto, venti compresse, e la notte nell’alcol, come lui stesso lo spiega
Simone de Beauvoir in “Conversazioni con Jean-Paul Sartre” (in
appendice a “La cerimonia degli addii”): “Ne ho usato molto, per vent’anni”,
fino a una “crisi abbastanza grave”, nel 1958 - “Correvo, prendevo non una
pasticca di corydrane ma dieci alla volta…. Un tubetto d’ortedrina mi durava un
giorno”.
Voci – Suonano diverse
“continuamente”. Graham Greene lo nota in “L’americano tranquillo”. E poi
aggiunge: “Le voci hanno un colore, le voci dei gialli cantano, le voci dei neri
gorgogliano, mentre le nostre parlano e basta”. Anche questo può essere vero:
la prima volta in Cina, al risveglio la mattina all’atterraggio una voce
femminile in aereo si mise a cantare, e quando tradusse in inglese disse “stiamo
per atterrare etc., allacciate le cinture di sicurezza”.
C’è d a chiedersi però se per i neri le nostre voci “parlano e basta”. Per
gli orientali c’è una grande differenza, di suono e di senso, fra il tedesco, per
esempio, anche l’inglese, e l’italiano – “lingua musicale” per gli orientali.
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