martedì 16 gennaio 2024

A Sud del Sud - il Sud visto da sotto (549)

Giuseppe Leuzzi

Si pubblica come pagina di colore il diario di Messina Denaro, che invece è agghiacciante. Un super ricercato che si muoveva continuamente e tranquillamente. “Nel Nord Italia”,  scrive Bianconi sul “Corriere della sera”, “in particolare Lombardia e Veneto”,  e “in Austria (dove tra gli anni Novanta e primi Duemila Messina Denaro ha avuto una fidanzata nota alle cronache), in Germania e in Francia”. Mah!
Una dromomania complicata, anche per un riccone non ricercato - non dalle polizie.
 
Scintille dello scintillante De Luca contro l’ex giovane Fitto ora ministro, in veste di meridionale compassato, che vuole denunciare a “ogni tribunale” per il mancato uso dei fondi europei “di sviluppo e coesione, 23 miliardi, di cui l’80 per cento riservato al Sud. Ma è vero che questi fondi non sono stati, e non sono, spesi.
 
L’amante di Messina Denaro condannata, moglie di un mafioso suo schiavo, che gli scriveva lettere da fanciulla in deliquio mentre conviveva col marito schiavo, è l’ennesima scaglia di realtà nella pittura sociologica della mafia onorata società, dei codici d’onore: niente tradimenti e niente concubinati, insieme con i bambini e le donne impunibili – quando non siamo a Robin Hood. Scaglia difforme nell’oleografia, della “moralità” dei mafiosi. Che sono, quando sono, criminali.
Si dice: le mafie sono criminalità con una certa conformazione. No, la conformazione viene data dal luogo dove agiscono: Napoli, la Sicilia, ora la Calabria – in Puglia non hanno attecchito, malgrado le attese.
 
Tra i sintomi della “sanità malata” Sabino Cassese denuncia sul “Corriere della sera” lunedì 8 la “mobilità sanitaria”, per lo più per ricoveri e trattamenti ospedalieri. E calcola: “In dieci anni il saldo negativo di tredici regioni del Sud nei confronti di quelle del Nord è ammontato a 14 miliardi”. Di tredici regioni del Sud – non basta il Muro dell’Appennino? Il Sud è contagioso, ha fatto macchia d’olio, la linea della palma sale, l’Italia si meridionalizza.
 
Il Sud scoraggia il pensiero
“Ha notato come il sole odia il pensiero”, diceva Oscar Wilde ad Algeri, in esilio volontario nel 1895 dopo la condanna e il carcere, al ventiseienne André Gide, due amici “innominabili” allora al primo incontro? Lo costringe a indietreggiare: il sole “sempre scoraggia il pensiero, che vola nell’ombra. Il pensiero un tempo abitava in Egitto; il sole conquistò l’Egitto. Visse a lungo in Grecia; il sole conquistò la Grecia. Poi l’Italia, poi la Francia. Oggi ogni pensiero è spinto lontano, nella Norvegia, nella Russia, dove il sole non arriva. Lo costringe sempre a indietreggiare…. non arriva mai”.
Quello di Algeri non era il primo, era il secondo incontro di Gide con O. Wilde. Il primo era avvenuto a Blida, ma aveva impaurito Gide – ne scrisse alla madre come di un uomo terrificante, un “pericolosissimo prodotto della civiltà moderna” (il secondo incontro rivelò a Gide – nella persona di un giovane arabo muscoloso che entrava al caffè e si sedette accanto a Wilde - l’omosessualità latente). A Blida Wilde gli aveva subito detto: “Sto correndo via dall’arte”. Ad Algeri diceva del sole che scoraggia il pensiero come un elogio, e concludeva: “Il sole è geloso dell’arte”. Dell’arte come applicazione, impegno, costanza?
 
La mafia di Chinnici, quarant’anni fa
Di mafia sembra, da qualche tempo eternamente discussa, impossibile trovare una definizione, tante se ne accavallano. In realtà una molto vera – reale - ce l’aveva un giudice, assassinato dalla mafia nel 1983 in una delle stragi, Rocco Chinnici, giudice istruttore (allora l’ordinamento era diverso: dirigeva la pubblica accusa) a Palermo. Chinnici faceva anche delle riflessioni sul fenomeno che per ufficio contrastava, la mafia come ogni altra delinquenza. Nel suo intervento, il 3 luglio 1978, a un incontro di studio promosso dal Csm a Grottaferrata, si esprimeva con semplicità:
“Riprendendo il filo del nostro discorso, prima di occuparci della mafia del periodo che va dall’unificazione del Regno d’Italia alla prima guerra mondiale e all’avvento del fascismo, dobbiamo brevemente, ma necessariamente, premettere che essa come associazione e con tale denominazione, prima dell’unificazione, non era mai esistita in Sicilia…. La mafia.... nasce e si sviluppa subito dopo l'unificazione del Regno d'Italia”.
Successivamente, in un’intervista al periodico “I Siciliani”, abbozzò una definizione: “La mafia è stata sempre reazione, conservazione, difesa e quindi accumulazione della ricchezza. Prima era il feudo da difendere, ora sono i grandi appalti pubblici, i mercati più opulenti, i contrabbandi che percorrono il mondo e amministrano migliaia di miliardi. La mafia è dunque tragica, forsennata, crudele vocazione alla ricchezza... La mafia stessa è un modo di fare politica mediante la violenza, è fatale quindi che cerchi una complicità, un riscontro, una alleanza con la politica pura, cioè praticamente con il potere”. Soldi e potere, dunque.
Il potere in tutte le sue forme, intendeva Chinnici. Che nell’agenda-diario che tenne per qualche mese prima della strage di cui fu vittima, puntava il dito contro vari dirigenti dell’apparato giudiziario a Palermo, e in particolare contro Francesco (“Ciccio”) Scozzari, il vice Procuratore Capo di Palermo – e contro due aggiunti, Lo Forte e Spampinato, che diceva “servi” di Scozzari. Su questi appunti il Csm aprì un’inchiesta, che si concluse a settembre del 1983 con un nulla di fatto, eccetto il trasferimento di ufficio di Scozzari - che non accettò la sanzione, preferì lasciare la magistratura.

Cronache della differenza: Milano
I milanesi Gadda identifica (“Un fulmine sul 200220”, p. 106) come “i novecentomila discendenti di Belloveso e cugini di Viridumario” – “invasati dal demone della prosa bellica”, dalle imprese di Guerra, il ciclista (“era una guerra incruenta ed era un Guerra pedagno…”).
 
San Carlo Borromeo Gadda voleva , in nota, “eponimo della parenesi lombarda” (“I viaggi, la morte, p. 20) – della sidnrome da maestro di scuola.
 
La Lombardia lo stesso Gadda vuole longobardica, in dissenso da Cattaneo (“infeconda età longobardica”). Per un motivo semplice: “I Longobardi, allo spiccarsi dalle loro sedi e stanze, non erano forse le meno rude di tutte le schiere germaniche ( Svevi, Sassoni, Franchi….)”. Non la meno rude, cioè la più rude – gli altri “avevano forse meglio panni da vestire e meglio ragioni da raccontare”.
 
“Un’omerica mendicità” Gadda rabelaisianamente sempre lamenta, da giovane e da vecchio, pluripremiato, e di copiosi diritti. Gadda è ben milanese, e – ma? - amava gli scongiuri.
 
Non se ne parla più, ma lombardo è sempre stato l’usuraio – non solo a Londra e San Francisco, anche a Parigi , Nîmes. 
 
Vota a Monza per il Senato il 19 per cento, uno su cinque. In nessun posto del Sud si è manifestata mai una tale disaffezione dalla politica.  Se è qualunquismo, è qualunquismo solo al Sud – o concezione clientelare della politica, che è la stessa cosa? A Monza la disaffezione dalla politica è nobile.
 
“Com’è la Milano di oggi?”, chiede Cazzullo a Emilio Isgrò, immigrato. “Sempre viva. Anche se quest’anno sulla metro mi hanno borseggiato quattro volte…”. Senza mafia, tutto è possibile. “Tre volte mi hanno rubato il portafoglio”, piega Isgrò serafico, che è la cosa peggiore - una lunga sequela di denunce, pratiche, file, per bloccare e rifare tessere, carte, documenti.
 
Piove, e Milano si allaga. È il primo ricordo della città, al tempo delle medie, quando a settembre si faceva un giro d’Italia di acculturazione – piovve e si allago la dispensa del convitto che ospitava. “Dicono che la dispensa si è allagata”, si notava in un ricordo trent’anni fa (“Fuori l’Italia dal Sud”), pare che la città si allaghi sempre quando piove”.
 
Mezza città si è allagata il 31 ottobre. Il “Corriere della sera” ha ripescato una prima pagina di Walter Tobagi del 31 ottobre 1976, esattamente cinquant’anni prima, che parlava di “sistema fognario in crisi”, di “densità di sa e scarsità di vegetazione”, che annullano il “tempo di correlazione” – “il passaggio delle acque piovane dai punti di caduta ai corsi foresi di maggiore importanza (ai fiumi, n.d.r.) è tanto più rapido quanto minore è la vegetazione”. Chissà che  ne avrebbe scritto e detto Milano se fosse successo altrove. A Milan no, sono “fenomeni estremi, dovuti alle temperature” irregolari, e hanno sbagliato i meteroologi, dando un’allerta gialla.
 
Ci sono le guerre e c’è l’inflazioe, ma quello che preoccupa Milano è l’insicurezza. C’è più violenza a Milano che altrove? Non si direbbe. Ma fa lo stesso, il milanese si vuole preoccupato: ci dev'essere colpa di qualcuno. Nel caso la divide in parti eguali tra gli stranieri e il buon sindaco.
 
“Van Basten era convnto che noi italiani fossimo tutti ignoranti”, Arrigo Sacchi. A Milano. C’è sempre un Nord più a Nord.
 
“Il Giornale” e “Libero”, le bandiere della Padania. lavoratrice, antinciuci e antiRoma, sono “salvati” dalla liquidazione da un editore ben “romano” anche se di Marino, cioè ammanicato in politica, Angelucci – specie nel comparto pubblico-privato. Il leghismo è solo una battaglia per l’appropriazione.

leuzzi@antiit.eu

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