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Alla fine del mondo, la remissione dei peccati
Aspettando l’asteroide che
(forse) si abbatte sulla Terra, un gruppo di begli amici, in una bella casa sul
mare di Torre Paola al Circeo, rammenta o svela ciò che poteva essere, o fu-e-non-fu. Principalmente relazione amorose. Sulle note di Leonard Cohen, Dance me to the end of love. Intervallandole con notazioni di fisica
einsteiniana, sul tempo che si dilata e lo spazio che si curva – dal saggio di
Carlo Rovelli, da cui il film trae il titolo. E c'è già il granchio blu,
"che ci distruggerà ". Per i 5o anni della padrona i
casa una festa sui generis.
Si direbbe niente, un teatrino boulevardier, ma Cavani, novantenne,
riesce a montarci un racconto godibile - solo un po’ insistito – di cui è anche
soggettista e sceneggiatrice. Coadiuvata da un cast di grandi interpreti. Per
prima Ksenia Rappoport, la più in sintonia con la minacciosa leggerezza della
situazione, col problematico Edoardo Leo (riuscirà mai a liberarsi della maschera?), i padroni di casa che celebrano i cinquant’anni Gerini e Gassmann, e
Valentina Cervi, Francesca Inaudi, Angeliqa Devi, tutte di una recitazione
non-recitata (“spontanea”), e il recupero di Angela Molina, altra -enne, star
del cinema italiano e spagnolo cinquant’anni fa.
Cavani, è curioso, ma dà il meglio
di sé con attori-attori – spesso, dopo, in ombra: Bogarde e Rampling nel
“Portiere di note”, Mastroianni-Malaparte, Burt Lancaster e Cardinale ne “La
pelle”, Rourke, Bonham Cater, Ferréol in “Francesco”.
Liliana Cavani, L’ordine del tempo, Sky Cinema, Now
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