Destra-sinistra, e le concessioni balneari
Ma
chi è che non vuole mettere a gara le concessioni balneari? I concessionari attuali
naturalmente. Ma a ragione: quasi ovunque hanno fatto investimenti fissi, in
legno e in muratura, che qualcuno non ha neanche ammortizzato, e non vogliono
perderli. Dappertuto ci sono bar, ristoranti e cabine, oltre agli ombrelloni. E
in alcuni posti anche la piscina.
Non
c’è neanche la questione fiscale. Le Regioni prendono poco dai canoni di
concessione. Ma i concessionari non si sottraggono all’Iva, alle imposte sul
reddito e a ogni altro adempimento – controllatissimi, peraltro, dalle
capitanerie di porto e la Guardia Costiera.
E
dov’è la questione politica, destra contro sinistra e viceversa – la destra che
critica la sinistra quando governa la sinistra e non mette e bando le
concessioni, e ora il PD che critica, partendo dal presidente Mattarella, il
governo di destra?
Ci
sono 104 mila concessioni balneari in essere (103.620 per l’esattezza). E quasi
due terzi di esse sono in cinque Regioni
amministrate, tuttora o fino a recente, dal Pd: Emilia-Romagna (15,649),
Toscana (9.788), Marche (10-402). Liguria (20.513) e Sardegna (11.884).
All’estremo
opposto è la Sicilia. Che è tutta coste ma ha solo 488 concessioni (niete clientele
in Sicilia? No, niente o poche concessioni a lungo termine. Bandi annuali
invece, per strutture mobili - e fedeltà rinnovata).
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