Fanon e James Bond uniti nella lotta
Che avevano in comune il teorico della guerra di
liberazione e il creatore di 007? Nulla, si direbbe. Ma il giovane storico
americano dell’imperialismo Usa (“Thinking small: the United States and the
Lure of Community Development”, e “How to hide an empire: a History of the
Greater United States”, best-seller dell’anno del covid) ci trova più di un
punto di contatto. Il primo è la teorizzazione della forza – la “liberazione” tramite
la forza: “Per entrambi, il conflitto coloniale era un fatto di mascolinità, e l’impegno fisico una via alla realtà”.
“La violenza disintossica”, scriveva Fanon in
qualità di terapeuta, specie per il colonizzato: “Libera i colonizzati dal
complesso d’inferiorità”. Il colonialismo Fanon fanciullo aveva vissuto alla
Martinica come razzismo (violenza dei soldati
della France Libre sulle donne durante la guerra, il bambino Frantz
confinato a una scuola-ghetto benché di discendenza mista, afro-euro-asiatica. Fleming non lo teorizza ma
lo racconta, sdogana la forza alle imprese “giuste”.
Il collegamento non è arduo – si può collegare
Fleming anche a Sartre, in chiave di “liberazione”…. Più curioso è come lo
storico arriva all’accostamento.
Fanon è lo psichiatra martinicano
attivo in Algeria negli anni 1950 come come medico, e poi sostenitore della guerra
algerina di liberazione . Espulso nel 1957, riparato in Tunisia, presto famoso
per “I dannati della terra”, e presto
anche morto di leucemia, dopo vane cure tra la Russia e gli Stati Uniti, dove
morì a fine 1961, il tutto in 36 anni di vita. Fu espulso dalla “Francia” (l’Algeria
era Francia) ai primi del 1957, dopo che la guerra d’indipendenza algerina
aveva virato a terrorismo urbano. Il 30 settembre 1956 una ragazza algerina,
Zohra Drif, lasciò una bomba a tempo al Milk Bar di Algeri, che fece tre morti
e dodici mutilati, tra essi un bambino. Era la risposta a un attentato dei coloni
un mese prima, che avevano fatto crollare una casa nella casbah, uccidendo settanta persone. Ma la bomba al Milk Bar fece
sensazione – Camus, che sosteneva la guerra algerina, si dissociò: avrebbero potuto
uccidere mia madre, scrisse, e “se questo
è giustizia, preferisco mia madre”. Fanon,
che dirigeva un ospedale psichiatrico vicino Algeri, giustificò l’attentato: gli
attacchi contro i civili disse “la conseguenza logica” della “deumanizzazione
sistematica” degli algerini da parte della Francia. Il suo ospedale fu assaltato,
un collaborato reucciso, un altro gettato malconcio in pasto ai porci (sopravvisse).
Fanon si dimise. Ma presto fu espulso.
Nello stesso torno di tempo
nasceva 007. Fra ottobre e novembre 1956 si produceva la crisi di Suez. L’Egitto
aveva nazionalizzato il canale, di proprietà anglo-francese, e Francia e Inghilterra,
con Israele, mossero guerra all’Egitto. L’America si oppose, la reazione fallì,
e il primo ministro inglese Eden, già provato e uso alla amfetamine, ebbe un
esaurimento nervoso. Per riposarsi, dopo il fallimento e le dimissioni, volò in
Giamaica. “Non penso che nessun altro posto al mondo avrebbe potuto darmi il
riposo di cui ho benefictito”, scriverà riconoscente al suo ospite. L’ospite di
Eden era Ian Fleming – “è dalla sua proprietà in Giamaica, Goldeneye, che
scriverà tutte le sue storie di James Bond” (ma lui era partito prima della rivolta
algerina, nel 1953: scriveva nei due mesi invernali che passava in Giamaica, tra
gennaio e marzo – sei settimane in tutto, quattro ore al giorno, 2000 parole al
giorno senza correzioni, più una settima settimana per rileggere e correggere
gli errori).
Daniel Immerwahr, What Franz Fanon and Ian Fleming agreed upon,
“The New Yorker”, 8 gennaio 2024
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