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Gaber, così vicino così lontano
Molte canzoni ancora di
richiamo, e soprattutto un personaggio diverso: un cantautore che è showman tv,
uomo di teatro, e specchio, corrivo o avverso, del Novecento dei viventi. Del
movimento prima , il “Sessantotto”, e del “riflusso” dopo, dell’affarismo a
ridosso del massimalismo. Un personaggio e un mondo che era appena ieri, ma si
vede e si ascolta molto lontano, remoto.
C’erano tanti modi per raccontarlo.
Milani ha scelto quello del personaggio diverso. Che esce fuori dal juke-box
del “Musichiere”, la trasmissione cult
della primissima Rai, celebre a vent’anni per 59 secondi di televisione, che
sono anche l’atto di nascita del rock italiano – dopo di lui escono dallo stesso juke-box
Mina, e poi Celentano, era proprio un altro mondo. Dell’intrattenitore tv nella
Rai rinnovata dal primo centro-sinistra - quella animata anche da Fo e da Biagi.
Con la celebre esecuzione di “Addio, Lugano bella” a cinque chitarre, con Jannacci,
Silverio Pisu, Otello Profazio e Lino Toffolo. Con l’esordio di Battiato e poi di
Guccini nella trasmissione Rai che Gaber presenta con Caterina Caselli nel 1967.
Dell’uomo di teatro, all’esordio con Mina, poi a lungo da solo, in giro per l’Italia.
Del polemista da ultimo, dapprima contro il rivoluzionarismo, poi contro il “mercato”.
Due ore di materiali d’epoca,
di prime esecuzioni delle canzoni più note, e dei monologhi teatrali. Intervallati
dalle testimonianze dei molti che sono nati o cresciuti con lui, Gianni Morandi,
Jovanotti, l’ex ministro Bersani, Michele Serra, Fazio, Bisio, Francesco Centorame.
E di coetanei e collaboratori, Mogol, Mario Capanna, Gino e Michele, Ricki
Gianco, Paolo Jannacci, Mercedes Martini, Guido Harari. Attorno alla figlia Dalia
e ai Luporini: Sandro, per lungo tempo il suo “paroliere”, Roberto, nipote di
Sandro, genero di Gaber, e Luca, figlio di Dalia e Roberto Luporini, il proprio
nipote di Gaber.
Riccardo Milani, Io, noi e Gaber, Rai 3, Raiplay
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