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Gadda e Montale fascisti, naturalmente
Lo storico di maggiore esperienza, con Emilio Gentile,
del fascismo dedica la sua curiosità da “emerito” degli studi accademici alla
parabola fascista di due dei maggiori autori del Novecento. Entrambi fascisti
anche entusiasti, nella Grande Guerra, che combatterono, e dopo. Poi perplessi.
Montale anzi presto contrario, poco dopo la “marcia su Roma” - apprezzata,
seppure col ligure riserbo, con uno “speriamo nel futuro”: non prese la
tessera, pubblicò con Gobetti, subito poi vittima del fascismo, delle
bastonate, e firmò il manifesto Croce degli intellettuali contro il nascente
regime. Senza militare nell’antifascismo, anzi con qualche condiscendenza, dato
che ebbe per dieci anni la direzione del gabinetto Vieusseux a Firenze, un
incarico politico. Protetto a Firenze dalla famiglia Pavolini, di caratura e
peso nel regime. Per questo forse, oltre che per il carattere schivo, poco propenso
dopo la guerra a proclamazioni. Nel 1938, quando si sente in disgrazia (lui o i
sui protettori Pavolini?), scrive a Mussolini. Prova a iscriversi al partito. E
avvia un progetto di trasferimento in America, che a lungo ha vagheggiato nelle
forme d Irma Brandeis, l’talianista di New York che era stata per un lustrio il
suo grande amore (la Clizia delle “Occasioni” e “La bufera”) – in contemporanea
con Drusilla Tanzi, che poi sposerà - chiedendo aiuto fra tutti a Prezzolini,
allora molto vicino al regime.
Gadda fu invece fascista convinto e a lungo, anche se
poi dirà il suo fascismo “una ragazzata”. In tema è famoso il tardo pamphlet “Eros e Priapo”, che satireggia
Mussolini – “Somaro principe, Giuda imbobettato”, eccetera. Ma sul suo
filofascismo non ci sono dubbi. E non solo per motive “alimentari” – per l’“omerica
mendicità” che rabelaisiano sempre lamenta. Lo fa anche convintamente. Zunino
dice bizzarramente. Il suo primo romanzo”, nota, “La meccanica”, avviato nel
1928, ha per protagonista un socialista – ma
sarà pubblicato solo nel 1970, per “tenere botta” in libreria dopo il
successo del “Pasticciaccio” (e rivisto, come?). In uno scritto che Zunino dice
“privato” parla di tempi “profondamente corrotti”. Ma di entrambi, poi, Gadda e
Montale, lo storico documenta l’adesione, se non l’entusiasmo, al progetto di
impero, alla guerra d’Abissinia. Dubbi e paure verranno con l’Asse.
Zunino tratteggia di entrambi passioni, vincoli e
vicende con una bibliografia vastissima, e col riscontro dei tanti epistolari
che di Gadda e Montale si sono venuti pubblicando, nonché con le loro opere.Più succose sono le note biografiche negli anni del fascismo,
più delle adesioni\riserve politiche dei due impolitici. Di Gadda ingenere sperduto
in Argentina. O a Roma. E più di tutto di Montale con la musa maggiore, Irma
Brandeis: il lungo capitolo della vicenda è quello che si legge con più
interesse, specie per quanto riguarda Irma, che non è affatto muta o evanescente.
Per Montale e Gadda, come per tanti altri scrittori,
il regime, va aggiunto, fu anche provvido per la sussistenza. Gabriele Turi e Massimo Raffaeli
hanno documentato, dagli archivi dell’Accademia d’Italia, che entrambi chiesero e
ricevettero sussidi ancora durante la guerra.
L’Asse fu un discrimine sicuramente per Montale. Non
altrettanto però, va aggiunto di nuovo, fu per Gadda.
Del fascismo di Gadda, è utile ricordare, sono
assertori radicali, quasi violenti, ma documentati, i suoi specialisti
britannici, dell’“Edinburgh Journal of Gadda Studies” - da ultimo Peter Hainsworth
e Robert S. Dombroski. Che molto ironizzano sull’intervista a Dacia Maraini nel
1968, il testo di fondazione dell’antifascismo di Gadda – forse non
opportunista, lo scrittore non si analizzava (non faceva “autocoscienza”), ma
del tutto inventato. E molto si basano sull’analisi delle opere, sia narrative (fino
alla “Cognizione del dolore”) che giornalistiche o saggistiche, anche tarde,
del 1942, del 1943, non del tutto “alimentari” e innecessariamente “allineate”,
nelle tematiche e nei “valori”. Se non che è impossibile che Gadda credesse in qualcuno o qualcosa, in politica più che in ogni altra cosa. E che bisognerebbe - bisognerà un giorno - prospettarsi come non si era fascisti sotto il fascismo, e nemmeno antifascisti.
Di Gadda si può aggiungere che è immerso, da reduce,
nell’ideologia irredentistica del primo Novecento, della Grande Proletaria. E
dei pregiudizi dell’epoca. Scorrendo i progetti di romanzo pubblicati col titolo
“Un fulmine suil 220”, frammenti del 1933-34, si leggono anche nozioni
antiebraiche: “Fuggiti i topi, come ebrei di Germania”, a
p.204. O prima, p.109, al cap. Terzo del II progetto, di Strawinski, “l’ebreo
russo dal nome polacco, approdato nella villa di Sguizzera”. Senza essere antisemita - questo come ogni altro pregiudizio.
Pier Giorgio Zunino, Gadda, Montale e il fascismo, Laterza, pp. 408 € 28
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