Il calcio de noantri
Instancabile Mourinho, quando perde attacca l’arbitro – avrà accumulato
squalifiche fino a fine campionato e al prossimo. Ma non è un nevrotico, fa
teatro. A sue spese. Per tenere su la baracca. La sua squadra, attualmente la
Roma. Un club a proprietà assente. Senza dirigenza sportiva (dimissionaria). Con
mezza squadra sempre in infermeria. E
l’altra metà avventizia, per prestiti e riscatti. Una squadra zoppa, per così
dire, che una volta vince e una perde, a caso. E ciononstante riempie lo stadio,
che è il più grande d’Italia, sempre, per ogni partita, anche la più
scalcia. Che tributa comunque ai rari campioni di passaggio, Dybala, Lukaku, e
naturalmente Mourinho, stima e affetto come non ne hanno sperimentato altrove,
in club prestigiosi e vincenti.
Come sia arriva a una situazione del genere? Ci sono club che
spendono miliardi e fanno flop, di risultati ma anche di pubblico. Dal Paris Saint-Germain
al fantomatico campionato delle stelle saudita. E ci sono club impecettati che
stringono i denti e provano a divertirsi. La cosiddetta riforma del calcio, che
si rimprovera al governo di non avere fatto (la “riforma” del dateci la grana) non vedrebbe ottimamente i club cittadini -
finché rimarranno cittadini e non membri di una
superlega, continentale, mondiale - proprietà dei cittadini? Su base volontaria
certo, abbiamo già abbastanza tasse comunali e regionali, imu, tari, addizionali,
ticket, multe. Un club come la Roma guadagnerebbe molto a capitalizzare
l’entusiasmo indefettibile dei suoi supporter,
il campionato sarebbe più equilibrato, e anche gli arbitri non avrebbero motivo
di sbagliare.
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