Il denaro ha un’anima – o come domare l’inflazione
L’invenzione
del denaro è stata miracolosa, magica. Il denaro non ha buona stampa, è anzi
per più ragioni contestato. Ma “una cosa è chiara anche agli inesperti: che il
possesso del denaro porta con sé molti e grandi vantaggi”. Elementare Watson,
si direbbe. Ma non per questo, spiega Schacht: prima che per il possesso, il
denaro è magico per la possibilità d’uso, come mezzo. È col denaro che si è avviata l’accumulazione, la moltiplicazione
della ricchezza, individuale e delle comunità: “Nelle economie primitive, fondate
sul baratto, era difficile accumulare ricchezza. Non si poteva infatti accumulare
bestiame a volontà (pecus – pecunia),
e poi le bestie morivano”. Insomma, la cosa è pacifica: “L’invenzione della
moneta fu la premessa per lo sviluppo dell’economia moderna”.
Si
riedita un vecchio saggio del 1966 (già tradotto nel 1968, dalle Edizioni del
Borghese, nella stessa traduzione di allora, di Giorgio Zampaglione - emendata,
si spera, delle varie incongruenze dell’allora composizione tipografica alla
lynotipe). Si è rieditato un anno fa, quando l’inflazione sembrava minacciosa,
perché Schacht è l’autorità indiscussa sui modi e sui mezzi per combattere l’inflazione
– altri che la manovra del tasso di sconto, a cui le politiche monetarie si
sono
ridotte
negli ultimi cinquant’anni, dalla crisi del dollaro nel 1971, che è violenta e
può riuscire dannosa. Ora l’inflazione non è più temibile (anche dopo gli attacchi
Houthi nel mar Rosso?....), ma leggerlo è sempre interessante. E più per la
figura, forse, che per le tecniche bancarie che ha inventato e che dispiega.
In
Germania no, in Italia Schacht è considerato patrimonio della destra, per il
ruolo che ha avuto come ministro dell’Economia di Hitler dal 1935 al 1937,
mentre insieme era presidente della Reichsbank. Quando creò, letteralmente, in
breve tempo, il potenziale produttivo che poi permise alla Germania di tenere
testa a mezzo mondo per i cinque lunghi anni di guerra. In realtà fu da Hitler
presto licenziato (come ministro, rimase ancora due anni presidente della banca
centraie), e nel 1944 anche carcerato. E da ministro dell’Economia non aveva fatto
che avviare un enorme programma di interventi pubblici e di incentivi all’iniziativa
privata, di tipo rooseveltiano o keynesiano. Era un banchiere, nato banchiere
si può dire, anche se i suoi genitori (impiegato pubblico il padre, baronessa
danese la madre), memori degli anni passati negli Stati Uniti, lo avevano
battezzato Hjalmar Horace Greeley in onore di Horace Greeley, il giornalista e
editore americano progressista, antischiavista, che era stato il fondatore del partito
Repubblicano. Un Grande Borghese thomasmanniano – si professava anche amburghese,
benché nato in una località dello Jutland ora danese. Processato anche lui a
Norimberga, fu assolto. E poi “denazificato” dai tribunali della neonata
Repubblica Federale.
Nel
dopoguerra, su consiglio, o su richiesta (“non mi crei altri problemi”), di Adenauer,
si riciclò nel cosiddetto Terzo mondo: fu consulente monetario in Indonesia e nelle
Filippine (i suoi “maggiori successi”), e poi anche in Siria, Iran e India. In
chiave indipendentista, quando ancora prevaleva il colonialismo (politico,
militare) e il neo-colonialismo (economico). Ancora al tempo in cui scriveva,
1966, considerato eversivo – di Mossadeq, il primo ministro iraniano che nel
1953 aveva nazionalizzato il petrolio (poi rovesciato dalla Cia), scrive: “Gli
anglosassoni dovrebbero nel frattempo avere constatato come egli fosse in
anticipo su di loro, oltre che sugli stessi suoi tempi”. Fu consulente anche
dell’Eni.
Più
che di filosofia sparsa sul denaro, virtù e danni, Schaht qui si difende, in filigrana,
ogni poche pagine, dal sospetto di essere stato hitleriano. A metà libro spiega
anche che a fino a metà 1936 (guerra di Spagna? guerra d’Etiopia?) Hitler non
si occupò affatto delle basi economiche di una guerra. Ma di più e con agio spiega
i suoi due interventi, risolutivi, contro l’iperinflazione in Germania,
entrambi da presidente della Reichsbank, nel 1923 e nel 1933-34. E da ultimo
dell’insorgenza inflazionistica a metà degli anni 1965 – inflazione “importata”,
da fonti di energia e materie prime. In questo senso il denaro ha un’anima,
spiega in apertura, fonte delle più svariate possibilità. Dell’iperinflazione,
e dell’abbattimento istantaneo dell’iperinflazione.
Hjalmar
Schacht, Magia del denaro, Oaks, pp.
310 € 24
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