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Il padre di S.Holmes impara la suspense
Uno
dei primi racconti, il quarto pubblicato, 1881. Ma già qui, a ventun’anni, il
futuro padre di Sherlock Holmes si descrive “come i soggetto più sensibile ai
fenomeni soprannaturali”, quale sarà in età avanzata. E ne approfitta per dare
altre pennellate di sé. “I volti sono una mia specialità” – più di Lumbroso, suo contemporaneo? Di un “tipico amore per la
solitudine”. E un codardo, “dal punto di vista fisico” – ma “lo sono anche dal
punto di vista etico”.
Una
traversata in mare di quindici giorni da New York a Londra minaccia di trasformarsi
in tragedia, nell’immaginazione del narratore, per una “scatolina bianca” che
due figuri maneggiano. Figuri naturalmente loschi. Un Flannigan, nome irlandese,
che “sa di fenianismo” – l’Ira del tardo Ottocento, l’organizzazione
nazionalistica irlandese. E un Muller, quindi uno che “non rimandava che ai concetti
di socialismo e omicidio” – il socialismo era “assassino” e veniva dalla Germania.
Un
racconto di suspense: i particolari
allarmanti si susseguono l’uno sopra l’altro, nell’arco di poche ore.
In
originale con traduzione.
Arthur
Conan Doyle, La scatolina quadrata,
Leone, pp. 79 € 8
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