sabato 20 gennaio 2024

L’omaggio di Grass alla moglie, sportiva, tra le rose

Tra “La ratta”, 1986, e “Sbucciando la cipolla”, 2006, il libro di memorie, Grass vive questa avventura di fantasia. Nella scrittura e nel disegno, cui ultimamente dedicava più tempo (era “nato” scultore: facendogli difficoltà alla smobilitazione l’accademia di Düesseldorf, si era iscritto nel 1948 a Palermo).
Invitato a presentare “La ratta” nella Germania orientale, in compagnia della moglie Ute, “fuori servizio Jutta”, ha nel duomo di Naumburg, vicino Lipsia, un incontro che lo segnerà. Con Uta di Naumburg, consorte di una margravio sassone, Ekkehard II, morta in odore di stregoneria nel 1046, immortalata in una serie di figuere dei Fondatori sul lato sinistro del coro. Una visione di cui non si libererà più, molte avventure vivrà in suo nome, nel nome di Uta. Con una storia di Alì – un’altra, eco di Pasolini e Sartre?
Ura du Naumburg Grss ritrova nelle vesti di un’artista di strada, i mimi muti che usarono negli anni 1990 nelle piazze, nella piazza del Duomo di Colonia e in quella del Duomo di Milano. A Mondello, dove partecipa a un convegno, in dialogo con “l’autore di un  grande romanzo storico diventato film” – e qui non si sa se la prima idea del racconto è stata di Grass o di Eco, di cui è noto, come ricorda il risvolto (già nell’edizione originaria tedesca) che “alla domanda con quale donna della storia dell’arte avrebbe voluto cenare, rispondeva senza esitazioni con un nome: Uta di Naumburg”. Infine a Francoforte, un incontro decisivo. Ma sotto le specie di Elisabetta delle Rose – sant’Elisabetta regina del Portogallo, paese dove Grass svernava lungamente, famosa per un quadro famoso di Zurbaràn, che la mostra mentre si apre le vesti e invece dei pani che nascostamente portava ai poveri, gli inquisitori vedono fiori.
Un testo forse concepito per l’autobiografia, “Sbucciando la cipolla”, del 2006. Rimasto fuori anche dall’opera onina postuma in 26 volumi, reperito dalla collaboratrice di lungo corso di Grass, Hilke Ohsoling, tra le carte: un progetto di cui Grass ha lasciato molte tracce, dattiloscritti, piani di lavoro, litografie, un gruppo scultoreo nell’atelier. Grass pasava più tempo nel laboratorio figurativo probabilmente che alla scrivania.
Un omaggio a Ute, la seconda moglie, defintiva, dal 1977, che gli sopravviverà di qualche anno: Ute come Uta - “intorno alla metà degli anni trenta molte bambine venivano battezzate con il nome di Uta o Ute”. Come di una bellezza o attrattiva continuamente rifiorente. Il racconto si avvia con una excusatio non richiesta:  “Non mi viene in mente di paragonare quella Uta con la mia Ute: entrambe, infatti, sono uniche nel loro genere”. Se non che in tutte le foto Ute la moglie è uguale a Uta di Naumburg, viso eretto sul bavero rialzato, la margravia forse strega sicuramente sportiva.
Günter Grass, Statue viventi, La Nave di Teseo, pp. 80 € 16

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