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venerdì 12 gennaio 2024

Secondi pensieri - 533

zeulig
 
Amicizia – Ritorna prepotente (grandi audience, grandi incassi) ìn tv (“L’amica geniale”, “Un professore”) e al cinema (casi innumerevoli, da ultimo “Enea” di Pietro Castellitto). È femminile, oltre che maschile, come da tradizione e mito, e questa è una novità. E fa aggio sull’omosessualità – la pulsione sessuale arretra di fronte all’amicizia. Manca quella maschile e femminile, tra maschi e femmine, che è poi la più duratura, nella pratica comune più che in quella letteraria, nella contemporaneità come nella classicità.
 
Democrazia – Fa malinconia “Il futuro della democrazia”, la compilazione di saggi che Bobbio è venuto ripubblicando (aggiornando) per vent’anni. Come una corsa a ostacoli su distanza indefinita. Su un pista a una corsia, non accettandosene – contemplandosene – altre.
Democrazia, basta il nome, si direbbe come di una nota pubblicità. Che lo studioso Bobbio pensoso però non accetta, concludendo la sua ricerca già cinquantennale, nel 1991, con l’elenco delle (tante) novità in materia di democrazia degli ultimi pochi anni: democrazia e socialismo (C. B. Macpherson, Frank Cunningham), democrazia e corporativismo (corporate state, Ph. C. Schmitter), democrazia e tecnocrazia (Robert Dahl), democrazia e capitalismo (S. Bowles-H. Gintis), leadership e democrazia (Luciano Cavalli), e la riscrittura del lavoro seminale di Sartori, “Democrazia e definizioni”, 1957, in “The Theory of Democracy Revisited”.  In aggiunta a quelle che lui stesso è venuto via via analizzando nella sua raccolta: “Democrazia rappresentativa e democrazia diretta”,  “La democrazia e il potere invisibile”, “Contratto e contrattualismo”, “Democrazia e sistema internazionale”, “Governo degli uomini o governo delle leggi”, “I vincoli della democrazia”. E mancano democrazia e ideologia, specie quella variamente rivoluzionaria, apocalittica, risolutiva della storia, la sciarada che ha dominato un secolo di storia, di storia universale, comprese dell’Africa, l’America Latina e la Papuasia, e delle religioni, israelitica, islamica, cristiana, buddista.
Un concetto al più rinforzato col liberalismo – da non molti peraltro, se non dal solo Bobbio (già Sartori è in dubbio). Mentre il metro è il buongoverno – tutto ciò che si sottintende con “democrazia”: l’auctoritas (il potere politico) indirizzata al buongoverno, due categorie medievali (ma la Auctoritas ha resuscitato un secolo fa con succeso in ambito anglosassone Alessandro Passerin d’Entrèves). E come definire il buongoverno? Solo dai risultati. Ce ne sono stati di tirannici, oligarchici (i principati), assembleari (comitato dei dieci, degli otto, delle arti e mestieri….), e anche democratici.
Il governo migliore della Germania Federale sarà stato quello esercitato dal leader politico più esecrato, anche se semrpe attivo in ambito (cristiano)democratico, Franz Josef  Strauss, che dello stato più povero a erretrato, la Baviera, ne ha fatto il più ricco, e lo ha proiettato in anteprima nell’economia verde – disinquinamento delle acque (fiumi e laghi, di cui la Baviera abbonda), controllo degli scarichi, controllo dei concimi e pesticidi, cura dei boschi, controllo degli incendi.
In Italia tutto quello che la Repubblica ha realizzato, quasi tutto, è dovuto al primo centro-sinistra, Dc-Psi, e a un uomo politico, anche lui largamente avversato dall’opinone pubbica, Amintore Fanfani. Si devono a Fanfani la riforma agraria, il piano casa, la liberazione delle campagne dalla mezzadria, i piani verdi, che finanziano l’agricoltura con risultati ottimi, i rimboschimenti, le autostrade, la Rai, gli Enti economici (Eni, Enel), l’edilizia popolare, la scuola media unificata, superba istituzione, con i libri e la mensa gratis, e il doposcuola, gli edifici scolastici, di cui metà degli ottomila Comuni d’Italia non disponeva, si andava a scuola dove capitava, il centrosinistra, il centrodestra, il quoziente minimo d’intelligenza per i diplomatici, che ne erano privi, la moratoria nucleare, la nazionalizzazione dell’elettricità, seppure a caro prezzo, le regioni, idem, la direttissima Roma-Firenze, col treno veloce, il referendum popolare, gli opposti estremismi, infine l’austerità, nel 1974 - e i dossier, di cui montò il primo, lo scandalo Montesi, contro il venerabile Piccioni. 
Il primo centro-sinistra promosse e realizzò le parità professionali (l’apertura alle donne di tutte le attività pubbliche, magistratura, forze armate, polizie), i primi interventi in materia di aborto, la Rai liberata di Fo, Biagi, Gaber, 
l’assegno sociale, il nuovo diritto di famiglia, compreso il divorzio, del lavoro, dell’urbanistica, coi limiti alla cementificazione delle periferie e delle coste e la creazione dei parchi azionali, e il sistema sanitario nazionale.

  
Filosofia  - Ritorna (viene, va) col tempo, atmosferico? “Ha notato come il sole odia il pensiero?”, chiedeva affermando Oscar Wilde a passeggio per Algeri ad André Gide, esule volontario dopo la condanna e il cercere - due amici “innominabili” allora al primo incontro. “Lo costringe a indetreggiare”, spiegava: “Sempre scoraggia il pensiero, che vola nell’ombra. Il pensiero un tempo abitava in Egitto; il sole conquistò l’Egitto. Visse a lungo in Grecia; il sole conquistò la Grecia, poi l’Italia, poi la Francia. Oggi ogni pensiero è spinto lontano, nella Norvegia, nella Russia, dove il sole non arriva. Lo costringe sempre a indietreggiare”.
 
La riflessione è lenta, aveva premesso Wilde: “L’anima viene in età dentro il corpo, che deve invecchiare per darle giovinezza. Platone era la gioventù di Socrate”
 
Imperialismo - È anche a perdere, economicamente e talvolta anche militarmente. Nelle forme del colonialismo otto-novecentesco, e in quelle delle “guerre giuste” o “guerre di liberazione” post-1945, in Vietnam, Afghanistan,  Iraq, Siria, Libia, sicuramente. Un paese a ruolo politico e peso economico modesti come l’Italia, ha speso in Iraq ventidue miliardi solo per la presenza, e in Libia 4 miliardi con nessun beneficio – in Libia, anzi, col sacrificio di posizioni acquisite di notevole vantaggio da quasi mezzo secolo, dalla “rivoluzione” gheddafiana del 1969.
 
Nietzsche – Non sorprese Gide quando lo lesse perché aveva già incontrato Oscar Wilde, che passeggiando per Algeri, dopo la condanna e la prigione,  si esprimeva con enfasi. Nel tardo testo “In Memoriam”, confluito in una celebrazione postuma, amichevole, di Wilde, Gide annota: “Nietzsche non mi sorprese molto, più tardi, perché avevo sentito Wilde dire: “Niente felicità, o nient’altro che felicità! Ma piacere sì; piacere, gioia! Bisogna volere sempre quello che è più tragico!”.
 
Rivoluzioni – Al plurale, uscendo dall’astratto (intenzioni, vocazioni, fianalità), le rivoluzioni sono totalitarie, e imperialiste – sono sempre state imperialiste. A partire dalla Magna Charta, l’inizio o la base del liberalismo - della limitazione del potere, della protezione dell’individuo di fronte al potere. Sotto le vesti di missione civilizzatrice, alla base delle razzie e del colonialismo. Una missione evocata ancora vent’anni fa, nell’invasione  dell’Iraq, e poi nella “liberazione” della Libia - sempre da parte degli Stati Uniti, la prima, più duratura e più potente nazione democratica, con i soliti “volenterosi” di contorno.
 
Storia - “What’s past is prologue”, Shakespeare, “La tempesta”.  Il passato è prologo.
 
Ma è fatta di imperi – anche le rivoluzioni, sono imperialisti

zeulig@antiit.eu

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