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Alla ricerca della Grande Russia - in Georgia
“Si ubbidisce a un uomo che sa
comandare. Si ubbidiva volentieri a Napoleone. È un piacere ubbidire. E il
popolo russo lo sa bene” (p.37).
“Non ho mai visto in nessun
posto, così chiara, la luce delle stelle come qui, tra i monti del Caucaso. E
la luna non è che a metà, ma risplende come se fosse piena”. Una novità oer il
norvegese, il “chiarore in un cielo notturno senza sole”: “Mi siedo in terra e
guardo in alto, e siccome io sono uno di coloro che, a differenza di molti
altri, ancora non si sono reso conto dell’essenza di Dio, mi immergo per un po’
nei pensieri che vanno a Dio e alla creazione.
Ero giunto in un mondo infinito e affascinante, questo antico luogo di
deportazione era la più meravigliosa di tutte le terre”.
Un viaggio nel Caucaso, fino alla
Georgia. In treno da San Pietroburgo a Mosca e Vladikavcaz, poi in carrozza.
Con un vetturino tignoso, un “molocano”, che sarebbe un “cristiano spirituale”,
un po’ eretico nella chiesa ortodossa, ma si caratterizza unicamente,
ripetutamente, per titare sull’ora di partenza la mattina – per lui devono essere
le sei. Hamusn lo effettuò nel 1899, quarantenne, finanziato da una borsa del
governo norvegese, partendo con la moglie. Qui, per la suspense, invariabilmente “la mia compagna di viaggio” le poche
volte che ricorre – ha un ruolo: scoprirà le bugie del diario, l’“invenzione”
del viaggio.
Un racconto di atmosfere. Della
luminosità dei monti del Sud, nella notte, del caldo polveroso del giorno, delle
donne non belle, degli uomini colorati e oziosi. Con uno spizzico di suspense. Molto ammirato per la Russia,
Mosca, il Cremlino, perfino le steppe.
Un viaggio tutto Hamsun. Col
racconto della natura come in nessun altro scrittore. E l’omaggio polemico
all’Autorità. Dell’impero non nasconde la corruzione, spicciola, anzi ci
costruisce gustosi aneddoti, e da subito la teorizza anche benefica – “è un comodo
e pratico sistema, quello della corruzione”, risolve i problemi, del capotreno
che deve corrompere tre e quatto volte in una notte. Ma fa il viaggio, ripete,
per vedere com’è la terra che ha ispirato i grandi letterati russi, Puškin,
Griboëdov, Lermontov, Tolstòj. Senza dire che erano finiti tra le montagne
confinati, in punizione. C’è anche l’antisemitismo: il personaggio che Hamsun
idea per simulare il “giallo”, un minimo di suspense,
di volta in volta ufficiale, poliziotto, ricattatore, è fin dal primo incontro
l’“ebreo”: “Il suo viso non è simpatico, ebreo”. Salvo poi, puro Hamsun,
imprevedibile, tributare un estemporaneo omaggio, respirando l’aria cristallina
di Tiflis, a Georg Brandes – il grande filologo danese fu
osteggiato, come si sa, in cattedra per le ascendenze ebraiche.
Con molti ricordi americani,
atipici per la sua narrativa, dei mestieri che ha praticato e i luoghi dove ha
vissuto negli Stati Uniti, quando serve un raffronto con ciò che vede, la Red
River Valley al Nord, il Texas, gli Appalachi... E molte macchiette inglesi, di
viaggiatori impassibili e indifferenti, a tutto ciò che non è inglese.
Una prova anche dell’arte di
scrivere. Quando non si ha nulla da raccontare. Oggi notevole per l’amore che
profonde per gli scrittori russi. Decine di giornate e migliaia di verste per
arrivare in Georgia, assolutamente. Una lettura controcorrente, sapendo della
Georgia di oggi, antirussa di programma, e forse anche di sentimento - ma onora
Hamsun, con una targa nell’ex hotel London, dove Hamsun ha alloggiato, “aveva
una stella”, ora Museo. Hamsun sarà presto riconosciuto grande scrittore
proprio in Russia, alla pari di Dostoevskij, ma qui non fa che proclmare,
ripetutamente, che scopo del viaggio è vedere i luoghi che hanno ispirato “i
grandi poeti e romanzieri russi”, una sorta di propagandista
Ci sono anche, fra le tante
curiosità locali, “villaggi grusici” e “costruzioni grusiche”. Cioè serbe?
Knut Hamsun, Terra favolosa. Viaggio nel Caucaso, Ripostes,
pp. 126 € 16
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