È sempre globalizzazione
“Parlare di deglobalizzazione
è in contrasto con i dati commerciali”. È sicura e ottimista la segretaria
generale della Wto, la World Trade Organisation, che regola gli scambi
mondiali, economista americana di origine nigeriana: tutto va per il meglio dal
suo osservatorio. Basandosi sulle cifre, spazza via molti dei discorsi che si
fanno sulla deglobalizzazione – dazi, contingenti, aiuti nazionali all’indusria,
e reshoring, rinazionalizzazione
degli investimenti.
“Il commercio globale di merci
ha raggiunto livelli record nel 2022. Oltre tre quarti del commercio è stato
condotto nei termini tariffari della «nazione più favorita»…
“Gli scambi fra Stati Uniti e
Cina hanno raggiunto il massimo storico di 691 miliardi nel 2022, il 24 per
cento in più che nel 2019”.
“La quota delle lavorazioni intermedie – beni utilizzati per produrre altri beni
– nelle esportazioni mondiali resta approssimativamente costante, facendo
pensare che non c’è stato alcun reshoring
di massa nella catene di approvvigionamento mondiali. Le imprese prendono
ancora decisioni di approvvigionamento basate su considerazioni di costo e qualità”
- non su considerazioni politiche o di sicurezza.
Okonjo-Iweala si spinge semmai
a prospettare una ”riglobalizzazione” ma nel senso di migliorare e ampliare gli
scambi. Basandosi, più che sull’amento del commercio di beni, sulla liberalizzazione
dei servizi: alla globalizzazione industriale si accoppierebbe uno sviluppo enorme,
negli stessi termini della “rivoluzione produttiva”, anche nelle forniture di servizi.
Con un ruolo anche in questo caso accresciuto per le economie asiatiche, come
già è stato per le frontiere aperte industriali, ma con benefici elevati per le
economie industriali - tra essi il contenimento delle spinte inflazionistiche.
Ngonzi Okonjo-Iweala, Wto Annual Report 2023, free online
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