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Eco stripper della verità
“ Nel 1990, nell’Autodizionario degli scrittori italiani, Umberto Eco presenta un
interessante scorcio meta-riflessivo sul suo lavoro: «Se cerco il filo rosso
che unisce le mie varie attività, mi ricordo di una frase udita, quando
ero laureando, da Luigi Pareyson: a un dipresso diceva che ciascuno di noi
nasce con una sola idea in testa e per tutta la vita non fa che girarvi
intorno. Al momento questa mi era parsa una idea reazionaria […]. In età
matura mi sono accorto che Pareyson aveva ragione, e anche io in tutta la mia
vita non ho fatto che correre dietro, ossessivamente, a una stessa idea
centrale»”.
“Occorrono undici anni
prima che Eco espliciti chiaramente in cosa consista questa idea ossessiva
che anima la sua attività, in occasione di un convegno sulla sua opera tenutosi
a Cerisy: «Sospetto che l’idea abbia a che fare con la domanda se il
mondo esista, e (di conseguenza) con l’altra questione, quid sit
veritas».
“La semiotica, lo studio della
comunicazione, le teorie della narrazione, l’estetica, I romanzi”, fino
all’ultimo, “Numero Zero”, e alla lunga discussione in video che ne seguì con
Eugenio Scalfari, “in tutte le sue poliedriche dimensioni Eco si è preoccupato di
capire cosa sia la verità”.
Breve e corposo excursus della
filosofia di Eco, della “sua” semiotica – di una studiosa del Lavoro Culturale,
all’universita Cornell di Ithaca, Connecticut. Che in questo saggio rilegge
saggi e narrative di Eco “alla luce del tema della verità”. Un po’ per capire
in che modo Eco abbia trasposto nei romanzi temi e tesi delle sue elaborazioni
teoriche.
L’esito è doppiamente elusivo.
Eco non afferma, critica: “Non si può rileggerlo a prescindere dai contesti intelellettuali”
nei quali opera – “il pensiero di Eco è intrinsecamente oscillatorio,
congetturale e compromissorio, e perciò sviluppato in controcanto alle tendenze
e alla voci che costituiscono il dibattito intellettuale del suo tempo”. Del
suo lungo tempo, quasi un sessantennio.
Un filosofo non costruttivo ma
de-struttivo, si direbbe. Uno stripper”, se esistesse questo termine. Per una
funzione pure molto praticata, dai pittori evidentemente: che denudano la modella,
nel mentre che la ingentiliscono e la imbelliscono.
Nora Siena, Che cos’è la verità? Umberto Eco tra saggio
e romanzo, academia.edu, pp. 102
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