Il mondo com'è (473)
astolfo
Complotto – È di origine
e natura letteraria, stabilisce U. Eco, che lo ha analizzato lungamente in “Sei passeggiate nei boschi narrativi”,
pp. 164 segg.. Un romanzo. La mania non sarebbe recente.
Eco,
che ne fa “un esempio terribile” del condizionamento che la “finzione
narrativa” esercita sulla vita quotidiana, la data all’inizio del XIV secolo,
“quando Filippo il Bello distrusse l’Ordine dei Templari”: il potere è
diventato occulto. “Nel XVII secolo nasceva un’altra storia, quella dei
Rosa-Croce”, una “costruzione romanzesca” sulla quale “si è inserita nel XVIII
secolo la Massoneria detta «occultista e templare»”, quella dei “costruttori
del Tempio di Salomone”.
Con
la rivoluzione francese il salto verso le demonologie contemporanee della
storia. Avviato dall’Abate Barruel, il gesuita del contro-complotto, quello del
giacobinismo, del rivoluzionarismo, “Mémoires pour servir à l’histoire du
jacobisme”: dai Templari alla Massoneria (Voltaire, Turgot, Condorcet, Diderot
e D’Alembert). Una setta però anch’essa
sottomessa, agli Illuminati di Baviera, che sono anche regicidi.
Per
reazione a Barruel si sviluppa la leggenda nera dei gesuiti: “Più che alcuni
scrittori «seri» (da Michelet a Quinet a Garibaldi e Gioberti), l’autore che
rese popolare questo motivo fu un romanziere,
Eugène Sue. Ne «L’ebreo errante» il malvagio Monsirìeur Rodin, quintessenza della
cospirazione gesuitica, appare chiaramente come una replica dei Superiori Sconosciuti
di clericale memoria”.
Fin
qui non c’entrano gli ebrei. “Il libro di Barruel non conteneva alcun
riferimento agli ebrei. Ma nel 1806 Barruel ricevette una lettera da un certo
capitano Simonini” che lo allertava sul ruolo degli ebrei: lo erano Mani e il
Veglio della Montagna, “notoriamente alleati dei Templari originari”, “la
massoneria era stata fondata dagli ebrei”, ebrei erano “infiltrati in tutte le
società segrete”. Una lettera che sarebbe “stata forgiata da agenti di Fouché,
il quale era preoccupato dei contatti di Napoleone con la comunità ebraica francese”.
Barruel
non rilanciò l’ipotesi, preoccupato “che a pubblicarla si sarebbe corso il
rischio di un massacro”. Ma i gesuiti, quando “iniziarono a preoccuparsi degli
ispiratori anticlericali del Risorgimento, come Garibaldi, che erano affiliati
alla massoneria”, la rilanciarono: “L’idea di mostrare che i Carbonari erano
gli emissari di un complotto giudeo-massonco appariva polemicamente fruttuosa”.
Il
complotto” ebraico apparirà più tardi, nel 1868. Naturalmente, sottolinea Eco,
in un romanzo: “Biarritz” di Hermann Goedsche, “un impiegato delle poste
tedesche”, che si firmava Sir John Retcliffe, e la scena centrale mutua dal
“Giuseppe Balsamo” di Dumas. Trasformando i Superiori Sconosciuti di Dumas nei
“rappresentanti delle dodici tribù di Israele, che si riuniscono per preparare la
conquista del mondo, come viene palesato senza infingimenti dal Gran Rabbino”.
Cinque
anni dopo un libello russo, “Gli ebrei, signori del mondo”, ripropone la scena
“come se si trattasde di cronaca vera”, attribuendola un “diplomatico inglese, Sir John Readcliff”,
deformazione del Retcliffe-Goedsche, il postino tedesco.
In
precedenza, nel 1864, “un certo Maurice Joly” aveva scritto un libello liberale
contro Napoleone III. In cui Mntesquieu si trova a dialogare con Machiavelli-Napoleone
III, come teorico cioè – secondo la vulgata machiavellica - del fine giustifica
i mezzi. Joly finì male: arrestato e condannato a quindici anni, suicidia. Ma
il suo libello è ripreso a fine secolo, nel 1896, sempre in Francia, in “Les
Juifs, nos contemporains” di François Bournand: il convegno massonico del “Balsamo”
di Dumas, come riscritto da Goedsche-Retcliffe, e il complotto di
Machiavelli-Napoleone III diventano il discorso e il progetto del Gran Rabbino.
Per una pubblicistica diffusa.
In parallelo, la vicenda si
svolge anche in Russia – sempre sulla carta. Qui, in un periodo che Eco si dimentica
di dire (ma è il il primo Novecento), maturano i “Protocoli dei Savi Anziani di
Sion”, 1903. Di essi una tradizione, che Eco non considera, vuole autore Élie
de Cyon, un medico russo-francese, di famglia ebraica, che li avrebbe scritti
nel mentre che preparava la sua conversione al cattolicesimo (1908). Eco li
iscrive nel “racconto”: il capo dell’Ochranà, la polizia politica zarista, Pëtr
Ivanovič Rachovskij, un estremitsa anarchico passato a informatore della
polizia e membro attivo delle Centurie Nere, organizzazione terroristica di
estrema destra, perquisisce la casa del dottor Cyon, in quanto oppositore del
capo del governo, il conte Sergej Witte, il primo primo ministro della Russia,
carica creata con la prima Costituzione russa, da lui promossa dopo i moti del
1905. In casa di Cyon Rachovskij trova ricopiato (il medico aveva abitato a
lungo a Parigi) il testo di Joly contro Napoleone III, in cui Machiavelli
figurava essere il conte Witte. Rachovskij, nell’ipotesi “romanzesca” dello
stesso Eco – ha un lampo, da forte antisemita delle Centurie Nere: togliere dal
manoscritto il nome di Witte e metterci il Gran Rabbino. Attribuendo tutto a
Cyon – il nome, in francese, si dice Sion. “Questo testo”, conclude Eco, riferendosi
ai “Protoclli”, “rileva la sua forma romanzesca perché è poco credibile, se non
in un romanzo di Sue, che i «cattivi» esprimano in modo così scoperto e
svergognato i loro malvagi progetti. I Savi dichiarano candidamente di avere
«un’ambizione sconfinata, una ingordigia divoratrice, un desiderio spietato di
vendetta e un odio intenso”.
Cosacchi
– “Sono
ovunque in Russia, ma sono diversi”, K.Hamsun, “Terra favolosa”, p. 31-32. Sono lirici, di una poesia “la più sinceramente
sentita e la più melodiosa” delle popolazioni della steppa, tatari, calmucchi,
chirghisi. E sono diversi: “La steppa è unica e uniforme per tutti i popoli nel
grande territorio della Russia. Ma il cosacco si distingue da tutti gli altri
abitanti della steppa. Prima di tutto egli è l’abitante primitivo del luogo,
mentre gli altri sono immigrati, alcuni avanzi dell’orda «d’oro» altri dell’orda
«blu». Poi egli è guerriero, mentre gli altri sono pastori o agricoltori. Non è mai stato schiavo
sotto un khan, un pan oppure un bojaro, mentre lo sono stati gli altri - «kasak»
significa «uomo libero», così ho letto”.
Le enciclopedie danno i
cosacchi inizialmente (XIIImo secolo) popolazioni tatare, nomadi, delle steppe
della Russia di Sud-Est.
Orda
d’oro-blu-bianca – Il
primo è l’impero (khanato) mongolo del XIIImo secolo, la parte nord-occidentale
dell’impero di Gengis Khan (che dominava dal Pacifico alla Polonia), quando
questo si frammentò, dopo la morte del fondatore nel 1227. Batu, uno dei nipoti
di Gengis Khan, figlio del di lui figlio Djuci, lo aveva già organizzato a metà
del Duecento. Fu la parte più estesa nata dalla frammentazione: con parti della
Siberia e dell’Asia centrale, e una parte dell’Europa orientale: dagli Urali al
Danubio. Limitato a Sud dal Mar Nero, dal Caucaso e dal Caspio. Un secolo dopo la
costituzione l’Orda d’Oro si convertì all’islam, Durò circa tre secoli, fino alla
sottomissione dei khan al nascente impero russo, a metà Cinquecento. La
costituzione dell’Orda d’Oro si era avviata con la conquista e il saccheggio delle città
russe di Vladimir e Kiev, nel 1238 e nel 1240, cioè con la sconfitta del
nascente principato russo.
La parte occidentale del khanato dell’Orda
d’Oro fu detta dell’Orda blu. Partendo dal basso Volga, si espanse verso la Russia
e l’Europa. L’insediamento dello stesso khanato si spostò verso Ovest, fino ai
Carpazi – tra Ungheria e Romania (compresa la Transilvania, oggetto di un
contenzioso anche aspro fra i due paesi, che la Ue per ora permette di trascurare).
La parte orientale dell’Orda d’Oro
costituì l’Orda Bianca – approssimativamente l’Asia centrale e la Siberia
meridionale.
Tartari-Tatari
– Non sono i cosacchi - Knut Hamsun, “Terra favolosa” (1898), p.
32: “I tartari si trovano dappertutto nella Russia meridionale, anche nella
terra dei cosacchi. Per lo più sono pastori, gente forte, molto intelligente,
tutti, senza eccezione, sanno leggere e scrivere – mentre non tutti i cosacchi
lo sanno fare”.
I Tatari furono detti Tartari in senso spregiativo, per
assonanza col greco “tartaro”, uno dei nomi dell’inferno.
astolfo@antiit.eu
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