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La laconicita' scalda Bruxelles
Due mondi distanti: la Sabina remota,
delle nozze campestri alla pizzica dell’organetto, e la grigia Bruxelles di vetrocemento. Due persone avvinte
dal caso, un uomo solo e solitario, vecchio, rancoroso, laconico. Una nipotina rimasta
sola, mai riconosciuta dalla madre, il padre appena morto per covid. Un
incontro obbligato, pieno di incomprensioni, con qualche affetto.
Una storia senza morale. Non
dell’emigrazione – se non di felice, anche idilliaca, integrazione. Non dell’inurbamento,
tra la tiepida campagna e la fredda città. Non della famiglia, stretta e scomposta
– o di una vita tra il figlio che se ne va disprezzando il padre (per finirte a
fare lavori occasionali) e il padre che lo maledice. Una sorta di storia verità,
senza lieto fine, anche se non amara, non del tutto. Ma piena di senso, di
sentimenti forti.
Un racconto lungo, oltre due
ore, che si regge tutto, scena per scena, sul vecchio solitario, cui Michele
Placido dà robusta consistenza, grandiosa nei silenzi, le pause -
un’immedesimazione che gli è valsa un Nastro d’argento. Ma anche, in parte,
sulla bambina-verità che sta come tutte dentro le cuffie, dietro a se stessa,
nella forma del pattinaggio artistico, competitiva.
Daniele Vicari, Orlando, Sky Cinema Due
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