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L’amara fine della Resistenza spagnola
La storia fu poco felice dei fuoriusciti spagnoli alla fine della
Repubblica, in Francia. Erano troppi, almeno mezzo milione di miliziani si riversarono
in Francia a gennaio del 1939, seguiti da civili. L’esodo da Barcellona via mare
verso l’Urss era impedito alla maggior parte di essi, nemici ideologici: anarchici,
socialisti, comunisti – anche perché Stalin, che li aveva perseguitati durante
la guerra civile, era ora l’alleato di Hitler. La Francia non li voleva: forse
non poteva trattarli bene, erano troppi e tutti insieme, ma decise di trattarli
male: una pagnotta buttata oltre il filo spinato dei campi di concentramento,
l’utilizzo di (pochi) lavoratori nelle campagne, l’adescamento delle ragazze per
la prostituzione. La Spagna non ne ha memoria buona.
In queste condizioni, molti trovarono una via di fuga entrando in
guerra con la Resistenza francese, su fronte di De Gaulle. Molti di loro, prigionieri
dell’Italia nel Sud della Francia e internati nel campo di Laterina,
nell’aretino, dopo l’8 settembre si unirono ai partigiani, fra Arezzo e Monte San Savino, o sull’Amiata. Nell’aprile 1945 la brigata
spagnola delle forze golliste fu la prima a raggiungere Torino scendendo dalle
Alpi – fu fermata alle porte della città per far passare prima i francesi.
La Brigata spagnola si era già distinta nella liberazione di Parigi,
dove perdette 28 ufficiali e 600 soldati – anche a Parigi non fu lasciata entrare
per prima, perché sui suoi carri “campeggiavano scritte rivoluzionarie”. La
Brigata continuo la Guerra fino alle ultime ore in Germania. Sono stimati in 50
mila i fuoriusciti spagnoli che parteciparono alla guerra con le forze francesi.
Di cui un 30 per cento ci lasciò la vita, o in combattimento o nella prigionia
in Germania.
La partecipazione alla guerra, su base volontaria, fu elevata perché
l’attesa era sicura che dopo ci sarebbe stato anche il rovesciamento di Franco.
Ma la Brigata venne invece spedita in Indocina, contro i Vietcong. Diverse
centinaia, second Ramella, disertarono,
per unirsi agli insorti vietnamiti. Ma la Brigata era ora una minoranza, tra
tutti i fuoriusciti: la maggior parte di essi, “poco meno di 15 mila”, erano
rientrati in Spagna, fiduciosi che, “dopo Hitler e Mussolini, sarebbe toccato a
Franco”. Non avvenne, e dovettero riattraversare i Pirenei, con morti e feriti.
Operarono contro Franco con “azioni di guerriglia operate da piccole bande”. A
nessun effetto, se non la loro decimazione. Secondo i dati ufficiali spagnoli,
dal 1944 al 1952 si ebbero 8.275 “azioni illegali”, a opera di circa 15 mila
“ribelli”. Che fecero 5.548 morti e 634 prigionieri.
Pietro Ramella, La Retirada,
Lampi di Stampa, pp. 240 € 15
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