Le città di 007, un po’ barbose
Sporcizia e disorganizzazione
in Italia, a Napoli e dintorni – e un eccesso di rumorosità, “oscuramente
collegato”, con la gesticolazione, “alla virilità”. E questo si può capire: la
virilità ossessionava, allora, gli inglesi. Se non che il custode del lupanare
di Pompei è inflessibile: la moglie di Fleming non può entrare, e anche questo irrita
l’illustre visitatore. Punti d’interesse i ristoranti gestiti da un paio di
gentildonne britanniche. Lucky Luciano, convocato all’Excelsior, è ininteressato
e mutangolo.
Un diario di viaggio poco
utile, e poco interessante. Quattordici ritratti rapidi di città, per brevi
aneddoti, di cose viste – e britannici vecchio stile (con la puzza al naso),
benché scritti nel 1959-1960. Un’operazione, pare, controvoglia, solo per una
sorta di sdebitamento verso il vecchio settimanale
di Fleming giornalista prima di James Bond, il “Sunday Times”. Nel 1959, su
insistenza del giornale, Fleming si sobbarcò a visitare otto città: Hong Kong, Macao, Tokyo, Honolulu, Los Angeles,
Las Vegas, Chicago e New York. Tre gironi l’una, compresi l’arrivo e la
partenza, poche ore disponibili per vedere qualcuno o qualcosa, ovunque
contovoglia. L’anno successivo replica, in automobile, in mezza Europa:
Amburgo, Berlino, Vienna, Ginevra, Napoli e Montecarlo.
L’edizione riprende quella proposta nel 2006 dall’infaticabile Andrea
Carlo Cappi. Con una breve presentazione di Massimo Bocchiola – “Fleming era un viaggiatore
ironico, distaccato, a momenti arrogante, a momenti anche pigro”, e con un
occhio “di mirabile, fotografica esattezza”, ma “con un occhio un po’ cinico,
un po’ spietato, un po’ sciovinista".
Ian Fleming, Thrilling Cities, La Nave di Teseo, pp.
288 € 20
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