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Georg Brandes –
Hamsun gli porge un omaggio fuori programma al termine del suo viaggio nel Caucaso,
a proposito della profonda impressione che riceve in Georgia, a Tiflis: “Mi
sento per un momento giovane e guardo estatico lontano davanti a me e sento che
il cuore batte. Provo la stessa impressione che ebbi quando per la prima volta dovevo
ascoltare una lezione di Georg Brandes. Ero in un salone dell’università di Copenhagen.
Eravamo stati un’eternità fuori per la strada sotto la pioggia, pigiati davanti
ad una porta chiusa; poi la porta fu aperta e noi ci precipitammo per le scale,
per un corridoio, dentro un salone dove trovai un posto. E aspettammo ancora un
bel po’, il salone si riempiva, un ronzio e un brontolio di voci, e
improvvisamente un gran silenzio, un silenzio mortale, sentivo battere il mio
cuore. Poi egli salì in cattedra”.
Un grato ricordo tanto più
affascinante per un antisemita, sapendo che Brandes prima si chiamava Cohen.
Cosacchi - Sono
lirici. Hamsun in Russia ne apprezza soprattutto la poesia (“Terra favolosa”, 31): “Di tutte le poesie
degli abitanti della steppa quella dei cosacchi è la più sinceramente sentita e
la più melodiosa. Né nella steppa dei calmucchi o in quella dei chirghisi o in
quella dei tartari si dicono parole tanto belle e piene di tenerezza come in
quella dei cosacchi”.
Fascismo – È stato
curiosamente erotizzato nei primi anni 1970 - in contemporanea con l’insorgere del
terrorismo, nero e rosso. In film di grande attrattiva: Visconti, “La caduta
degli dei” (1969), Cavani,
“Portiere di notte”, Pasolini, “Salò-Sade”. Da registi di sinistra, comunisti o
para. La cosa incuriosiva
Susan Sontag, “Fascino fascista”, che non sapeva ancora di Pasolini ma includeva
nel revival il cineasta
sperimentale e underground Kenneth Anger, per il cortometraggio
“Scorpio Rising”,
su omosessualità, satanismo, magia nera, bikers,
cattolicesimo, nazismo. E Mishima, che concludeva
con “Tempesta d’acciaio” (tradotto “Sole e acciaio”, per sterilizzarlo?) la riflessione avviata
con “Confessioni di una maschera” – e manca a Sontag “Il mio amico Hitler”. L’attrattiva Sontag
riduce agli omosessuali, chiedendosi in particolare: “Perché la Germania nazista,
che erauna
società sessualmente repressiva, diventa erotica? Come può un regime che perseguitava
gli omosessuali
diventare un eccitante gay?” E si rispondeva con Genet: “Il fascismo è teatro.
E la sessualità
sadomasochistica è più teatrale di ogni altra”.
Femminismo – In polemica con la poetessa Adrienne Rich, sul “New Yorker” del 20 marzo
1975, che voleva il femminismo “appassionatamente anti-gerarchico e anti-autoritario”,
Susan Sontag scrive: “Questa frase, sia un campione di «valori femministi» o semplicemente
una reliquia del sinistrismo infantile degli anni 1960, sembra a me pura demagogia.
Per quanto io sia opposta all’autorità basata su privilegi di genere (e di
razza), non posso immaginare alcuna forma di vita umana o società senza qualche forma di autorità, di gerarchia”.
Sontag era stata apprezzata femminista in quanto autrice del saggio pubblicato
due anni prima sulla “Partisan Review” intitolato dalla rivista “Il Terzo Mondo
delle donne”. A Rich precisa, col bisogno di auctoritas, altri tre distinguo: 1) “Molta della retorica femminista
non solo tende a ridurre la storia alla psicologia ma lascia con una psicologia
superficiale e così come con un senso assottigliato della storia”. 2) “Ci sono
sicuramente altri scopi che la depolarizzazione dei sessi, altre ferite che le ferite
sessuali, altre identità che le identità sessuali, altra politica che la
politica sessuale – e altri «valori anti-umani» che quelli «misogni»”. 3)”La
retorica femminista commette un’insistente imprudenza: l’anti-intellettualismo”
– che è proprio, aggiunge, del fascismo storico.
Hamsun - Voleva fare il cowboy in America, ci aveva provato. In viaggio per la Russia
in treno, nel 1899, prima dell’epopea del West, osservando ne,le pianure “mandrie
che comprendono, se non superano, mille buoi, vacche, vitelli”, ricorda: “Non
posso fare a meno di pensare alla vita delle grandi praterie del Texas, dove i
mandriani vanno a cavallo ed hanno facoltà di far uso della rivoltella contro i
mandriani del vicino che vogliano rubare le giovenche. Non ho fatto personale
esperienza di ciò, un paio di volte cercai di essere ingaggiato come cowboy, ma
per diversi motivi non fui assunto”. Uno era la miopia.
Monte Cristallo – Il monte tra Cortina e Misurina troneggia sinistramente nel primo film di
Leni Riefenstahl da regista, l’ultimo della serie fortunata di film della
montagna, una decina, di Arnold Fanck. Nel film, “Das Blaue Licht”, la luce
blu, nelle notti di luna piena una luce appunto blu irradia dalla cima del Cristallo,
che attrae i giovani a scalare il monte, a raggiungerla. Le famiglie tentano in
tutti i modi di tenere i ragazzi al chiuso, dietro imposte serrate, ma l’attrazione
prevale: i giovani si avviano come sonnambuli verso il monte e la morte nei
suoi crepacci..
Popoli dominatori – A Mosca, in viaggio nella “Terra favolosa” (prima del bolscevismo) Knut
Hamsun fa una sintesi della pensiero comune europeo in questi termini: “Slavi
penso”, si dice di due commensali al ristorante, vecchi e lucidi, “il popolo
dell’avvenire, i dominatori del mondo dopo i germani!”. Nel 1900.
Dei cinesi, in termini però non elogiativi ma accusatori
(dell’Europa imbelle) parlerà Céline, negli anni 1930.
Russia – “Una letteratura come quella russa” Hamsun a Mosca, in viaggio verso il
Caucaso, nel 1899, dice “immensa, titanica, dalle otto possenti sorgenti calde dei
suoi otto poeti giganti”.
Saffo – La prima analisi (dopo il remake di Catullo), e quella che ne stabilisce
il canone, è di Longino (o Pseudo-Longino), “Del Sublime”, I sec. D.C.: “Saffo
descrive ogni volta gli effetti dei trasporti amorosi secondo chi li vive e
secondo la verità della cosa. E dove rivela la sua eccellenza? Quando è abile a
raccoglierli e concatenarli nei loro stati estremi e le loro eccessive tensioni”.
Il trattato quindi cita alcune strofe. E commenta: “Non ti meraviglia vedere
come, in un solo movimento, va a cercare l’anima, il corpo, l’udito, la lingua,
la vista, la pelle, come tanti elementi estranei che s’allontanano da lei, e come,
contraddittoriamente, gela e brucia, sragiona e riflette (perché ha paura o è
quasi morta), per non mostrarsi in preda a un sola e unico turbamento? Tutti
gli stati di questo genere sono noti agli innamorati, ma la scelta, come ho
detto, degli estremi, e la loro fusione nello stesso insieme fanno il
capolavoro”.
“Sylvie” – Il
racconto di Nerval è stato il livre de
chevet di Umberto Eco. Per tutta la vita, confessa in “Sei passeggiate nei
boschi narrativi”: “L’ho letto a vent’anni, e da allora non ho cessato di
rileggerlo. Vi ho dedicato da giovane un bruttissimo saggio, e dal 1976 in
avanti una serie di seminari all’Università di Bologna”, con alcune tesi di
laurea e un numero speciale della rivista “Vs”. E poi, alla Columbia di New
York, un Graduate Course, con “molti
interessanti term papers”: “Ne
conosco ormai ogni virgola, ogni meccanismo segreto”. Un’“esperienza di rilettura,
che mi ha accompagnato per quarant’anni”.
letterautore@antiit.eu
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