giovedì 22 febbraio 2024

Letture - 544

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Georg Brandes – Hamsun gli porge un omaggio fuori programma al termine del suo viaggio nel Caucaso, a proposito della profonda impressione che riceve in Georgia, a Tiflis: “Mi sento per un momento giovane e guardo estatico lontano davanti a me e sento che il cuore batte. Provo la stessa impressione che ebbi quando per la prima volta dovevo ascoltare una lezione di Georg Brandes. Ero in un salone dell’università di Copenhagen. Eravamo stati un’eternità fuori per la strada sotto la pioggia, pigiati davanti ad una porta chiusa; poi la porta fu aperta e noi ci precipitammo per le scale, per un corridoio, dentro un salone dove trovai un posto. E aspettammo ancora un bel po’, il salone si riempiva, un ronzio e un brontolio di voci, e improvvisamente un gran silenzio, un silenzio mortale, sentivo battere il mio cuore. Poi egli salì in cattedra”.
Un grato ricordo tanto più affascinante per un antisemita, sapendo che Brandes prima si chiamava Cohen.
 
Cosacchi - Sono lirici. Hamsun in Russia ne apprezza soprattutto la poesia  (“Terra favolosa”, 31): “Di tutte le poesie degli abitanti della steppa quella dei cosacchi è la più sinceramente sentita e la più melodiosa. Né nella steppa dei calmucchi o in quella dei chirghisi o in quella dei tartari si dicono parole tanto belle e piene di tenerezza come in quella dei cosacchi”.
 
Fascismo – È stato curiosamente erotizzato nei primi anni 1970 - in contemporanea con l’insorgere del terrorismo, nero e rosso. In film di grande attrattiva: Visconti, “La caduta degli dei” (1969), Cavani, “Portiere di notte”, Pasolini, “Salò-Sade”. Da registi di sinistra, comunisti o para. La cosa 
incuriosiva Susan Sontag, “Fascino fascista”, che non sapeva ancora di Pasolini ma includeva nel revival il cineasta sperimentale e underground  Kenneth Anger, per il cortometraggio “Scorpio Rising”, su omosessualità, satanismo, magia nera, bikers, cattolicesimo, nazismo. E Mishima, che  concludeva con “Tempesta d’acciaio” (tradotto “Sole e acciaio”, per sterilizzarlo?) la riflessione avviata con “Confessioni di una maschera” – e manca a Sontag “Il mio amico Hitler”. L’attrattiva Sontag riduce agli omosessuali, chiedendosi in particolare: “Perché la Germania nazista, che erauna società sessualmente repressiva, diventa erotica? Come può un regime che perseguitava gli omosessuali diventare un eccitante gay?” E si rispondeva con Genet: “Il fascismo è teatro. E la sessualità sadomasochistica è più teatrale di ogni altra”.


Femminismo – In polemica con la poetessa Adrienne Rich, sul “New Yorker” del 20 marzo 1975, che voleva il femminismo “appassionatamente anti-gerarchico e anti-autoritario”, Susan Sontag scrive: “Questa frase, sia un campione di «valori femministi» o semplicemente una reliquia del sinistrismo infantile degli anni 1960, sembra a me pura demagogia. Per quanto io sia opposta all’autorità basata su privilegi di genere (e di razza), non posso immaginare alcuna forma di vita umana o società senza qualche forma di autorità, di gerarchia”. Sontag era stata apprezzata femminista in quanto autrice del saggio pubblicato due anni prima sulla “Partisan Review” intitolato dalla rivista “Il Terzo Mondo delle donne”. A Rich precisa, col bisogno di auctoritas, altri tre distinguo: 1) “Molta della retorica femminista non solo tende a ridurre la storia alla psicologia ma lascia con una psicologia superficiale e così come con un senso assottigliato della storia”. 2) “Ci sono sicuramente altri scopi che la depolarizzazione dei sessi, altre ferite che le ferite sessuali, altre identità che le identità sessuali, altra politica che la politica sessuale – e altri «valori anti-umani» che quelli «misogni»”. 3)”La retorica femminista commette un’insistente imprudenza: l’anti-intellettualismo” – che è proprio, aggiunge, del fascismo storico. 
 
Hamsun - Voleva fare il cowboy in America, ci aveva provato. In viaggio per la Russia in treno, nel 1899, prima dell’epopea del West, osservando ne,le pianure “mandrie che comprendono, se non superano, mille buoi, vacche, vitelli”, ricorda: “Non posso fare a meno di pensare alla vita delle grandi praterie del Texas, dove i mandriani vanno a cavallo ed hanno facoltà di far uso della rivoltella contro i mandriani del vicino che vogliano rubare le giovenche. Non ho fatto personale esperienza di ciò, un paio di volte cercai di essere ingaggiato come cowboy, ma per diversi motivi non fui assunto”. Uno era la miopia.
 
Monte Cristallo – Il monte tra Cortina e Misurina troneggia sinistramente nel primo film di Leni Riefenstahl da regista, l’ultimo della serie fortunata di film della montagna, una decina, di Arnold Fanck. Nel film, “Das Blaue Licht”, la luce blu, nelle notti di luna piena una luce appunto blu irradia dalla cima del Cristallo, che attrae i giovani a scalare il monte, a raggiungerla. Le famiglie tentano in tutti i modi di tenere i ragazzi al chiuso, dietro imposte serrate, ma l’attrazione prevale: i giovani si avviano come sonnambuli verso il monte e la morte nei suoi crepacci..
 
Popoli dominatori – A Mosca, in viaggio nella “Terra favolosa” (prima del bolscevismo) Knut Hamsun fa una sintesi della pensiero comune europeo in questi termini: “Slavi penso”, si dice di due commensali al ristorante, vecchi e lucidi, “il popolo dell’avvenire, i dominatori del mondo dopo i germani!”. Nel 1900.
Dei cinesi, in termini però non elogiativi ma accusatori (dell’Europa imbelle) parlerà Céline, negli anni 1930.
 
Russia – “Una letteratura come quella russa” Hamsun a Mosca, in viaggio verso il Caucaso, nel 1899, dice “immensa, titanica, dalle otto possenti sorgenti calde dei suoi otto poeti giganti”.
 
Saffo – La prima analisi (dopo il remake di Catullo), e quella che ne stabilisce il canone, è di Longino (o Pseudo-Longino), “Del Sublime”, I sec. D.C.: “Saffo descrive ogni volta gli effetti dei  trasporti amorosi secondo chi li vive e secondo la verità della cosa. E dove rivela la sua eccellenza? Quando è abile a raccoglierli e concatenarli nei loro stati estremi e le loro eccessive tensioni”. Il trattato quindi cita alcune strofe. E commenta: “Non ti meraviglia vedere come, in un solo movimento, va a cercare l’anima, il corpo, l’udito, la lingua, la vista, la pelle, come tanti elementi estranei che s’allontanano da lei, e come, contraddittoriamente, gela e brucia, sragiona e riflette (perché ha paura o è quasi morta), per non mostrarsi in preda a un sola e unico turbamento? Tutti gli stati di questo genere sono noti agli innamorati, ma la scelta, come ho detto, degli estremi, e la loro fusione nello stesso insieme fanno il capolavoro”.
 
“Sylvie” – Il racconto di Nerval è stato il livre de chevet di Umberto Eco. Per tutta la vita, confessa in “Sei passeggiate nei boschi narrativi”: “L’ho letto a vent’anni, e da allora non ho cessato di rileggerlo. Vi ho dedicato da giovane un bruttissimo saggio, e dal 1976 in avanti una serie di seminari all’Università di Bologna”, con alcune tesi di laurea e un numero speciale della rivista “Vs”. E poi, alla Columbia di New York,  un Graduate Course, con “molti interessanti term papers”: “Ne conosco ormai ogni virgola, ogni meccanismo segreto”. Un’“esperienza di rilettura, che mi ha accompagnato per quarant’anni”.

letterautore@antiit.eu

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