Lo Stato in affari e la demolizione di Taranto
Va al Senato Lucia Morselli,
amministratore delegato di Acciaierie d’Italia (l’ex Ilva di Taranto) e dice con
semplicità cose semplici. L’azienda ha “un enorme eccesso di personale”. I
debiti sono pochi: “Sulla stampa si parla di 3,1 miliardi. Di fatto il debito
vero è un po’ meno di 700 milioni, di cui è scaduto solo la metà”. E il vero problema
è che gli impianti non sono di proprietà, per cui è impossibile farsi finanziare
dal sistema creditizio: “Acquistandoli, si risolverebbero tutti i problemi”.
L’informazione è superficiale, e
questo è un problema (nel giornale Morselli non c'è) – è un mestiere in rapido deperimento. Non solo su Taranto
e non da ora. Ma il problema vero è che tutta l’informazione sbagliata è opera
e materia della politica. Che lo Stato in affari è stato, è, e sarà una
catastrofe.
Si dice lo Stato, ma s’intendono
i vari governi, centrali, regionali, comunali, ossia la politica. La politica
sa fare i suoi affari, che però non sono quelli dello Stato, dell’interesse
pubblico, della stessa fabbrica che dice di proteggere.
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