venerdì 23 febbraio 2024

Ma che fa il papa

Lascia perplessi il papa che viaggia serafico, malgrado le difficoltà ambulatorie, tra la condanna di una guerra, accento appena intristito, la carezza gioiosa ai bambini che lo festeggiano con le famiglie, le conversazioni distese con chi capita, malgrado i dolori, anche con Fazio, a lungo, ogni tanto in tv, mentre si propone di “scuotere le coscienze”. Sembra la macchietta del vecchio prete, quello dei sacramenti, cui non gliene “poteva frega’ de meno” – o anche “Sudamerica, Sudamerica…”..
In diplomazia si può salvarlo, c’è una scelta errata, tecnicamente, del ruolo del Vaticano e dei messaggi. Come si fa ad arrivare alla “mediazione” di un cardinale giulivo, che non sa nulla e a cui nulla viene richiesto, da nessuno dei contendenti, e nemmeno dai loro proxies? A meno che non sia lui stesso a decidere modalità e messaggi. Mentre non si è mai attivato alla protezione dei cristiani a Gerusalemme e in Cisgiordania. Così come altrove nel mondo. Nonché delle chiese, bruciate o minate, e delle vite dei cristiani, che a migliaia ogni anno vengono uccisi, specie in area mussulmana, in Asia e in Africa, e perfino in Turchia.
Con un’assurda paciosa giocondità aggirandosi fra trappole perfino grottesche, da beffa dichiarata. Come quella che narra oggi Filippo Di Giacomo su un settimanale del giornale “Repubblica”, quindi filo-papalino benché laico dichiarato. Di quando, ospite del governo massone di Trudeau in Canada, si fece abbindolare da una donnetta che si spacciava per antropologa e assicurava di avere trovato fuori di una scuola cattolica “i resti sepolti di 215 bambini indigeni”. Che semplicemente non c’erano. Il papa chiese scusa, e da allora “96 chiese in Canada sono state date alle fiamme o profanate”.
 

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