“Makari” il Belìce
Il ricordo del terremoto che
nell’agosto del 1968 distrusse la valle del Belìce nell’entroterra siciliano, col
ricorso all’archivio. Una “grata memoria” nel disastro. Della proficua attività
che Danilo Dolci, il dimenticato apostolo della nonviolenza, triestino sicilianizzato
per scelta, era riuscito a mobilitare con la motivazione e l’inclusione, si direbbe
oggi, dei giovani di quella landa semiabbandonata. E dell’attenzione nazionale
sulla disgrazia, con la Rai inevitabilmente in primo piano. Con Sergio Zavoli
inviato. Con l’allora presentatore del telegiornale Piero Angela - all’origine
della trasformazione del Belìce in Bélice nella parlata comune, con i primi
convulsi annunci della catastrofe.
Una rievocazione un po’ scontata
– non manca la mafia, che si prende gli appalti della ricostruzione.
Curiosamente, due giorni
prima, la stessa Rai aveva sulla rete 1 una splendida produzione Palomar, la
casa di produzione di Degli Esposti che sa fare la Sicilia bella, della serie
semiseria “Makari”, centrata proprio sul Belìce. Sul Belìce della ricostruzione.
Senza la mafia – oppure con la mafia degli architetti. E con i locali, i
sopravvissuti, spinti, invogliati, finanziati perfino, a emigrare, ad
andarsene. Il paese lasciando a una “ricostruzione” in forma di opera d’arte,
di ferro-cemento – uno che ritorna non trova la tomba di famiglia dove mettere
un fiore, il cimitero non c’è, è un “Cretto”, opera d’arte in cemento armato.
Un monumento assolutamente voluto da Ludovico Corrao, che si era appena illustrato quale difensore di Franca Viola (la prima donna, minorenne, che aveva denunciato il violentatore, rifiutando il matrimonio riparatore, ed era il sindaco - poi sarà a lungo senatore (Sinistra Indipendente). Ma una sorta di Super Mafia Museale – che i locali com ambizioni artistiche ha
degradato a “artigiani”.
Il documentario è un episodio della serie Rai
“Di là dal fiume e tra gli alberi”, che quest’anno, all’ottava stagione,
esplora l’Italia, dal Sud al Nord. Serie benemerita sotto vari aspettai. Ma è
sempre la Rai, la mozione degli affetti.
Lucrezia Lo Bianco, Belìce, epicentro di memoria, Rai 5,
Raiplay
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