Niente Ruanda, siamo inglesi
Da un paio d’anni colonia
destinata per gli immigrati respinti da Londra, l’ex colonia africana ancora non
ne ha ricevuto uno. La decisione del premier populista conservatore Johnson era
imbarazzante, per l’opinione, la corona,
il Ruanda. E il primo ministro venuto dall’Asia, dai nervi freddi (“digiuno 36
ore a settimana”) Sunak ha rimediato con l’attendismo. Anche contro il fronte conservatore
che non vede l’ora degli imbarchi in senso inverso, in aeroplano.
Sunak ha rifatto le legge sulle espulsioni
in Ruanda, dopo le obiezioni della Corte Suprema. Ma evitando le richieste ultimative degli oltranzisti.
Intanto, i mesi passano e la questione immigrazione prende sspetti diversi. A
un dato in un certo senso segue uno in senso opposto, e la questione è in surplace.
A dicembre l’ufficio nazionale di
Statistica ha rivisto al rialzo la stima dell’immigrazione netta nel 2022, da
606 mila a 745 mila individui. Ma con temporaneamente,
lo stesso istituto (Ons) ha stimato che senza immigrati l’economia si
bloccherebbe: la disoccupazione è poco sopra il 4 per cento, e un milione di
posti di lavoro sono vacanti.
Contemporaneamente, Sunak ha
indirizzato il dibattito sull’immigrazione “illegale”, a mezzo di natanti di
fortuna attraverso la Manica. Che sono risultati essere solo il 4 per cento del
totale.
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