lunedì 12 febbraio 2024

Sostituzione etnica impossibile, causa burocrazia

L’assunzione di un “cervello” straniero, in un centro di ricerca, in un’azienda, richiede un anno almeno di lavoro burocratico. Se il centro, o l’imprenditore, ha le chiavi giuste per fare marciare la pratica. In Germania, che i “cervelli” stranieri anche per questo preferiscono, la procedura è più breve, ma prende comunque sei mesi, per pratiche (“Die Zeit”) “di una complesità senza pari”.
Per Eurostat, più di tre quarti delle imprese europee fatica a trovare le competenze di cui ha bisogno. Unioncamere rileva che la percentuale di assunzioni “di difficile reperimento” è stata del 49 per cento a dicembre, di una su due assunzioni da fare. Ed era del 33 percento a fine 2020, una su tre, e del 22 per cento nel 2017, una su quattro. Un deficit generato, per tre quarti, dalla “mancanza di candidati” – solo un’assunzione mancata su quattro è imputata all “preparazione inadeguata””, cioè alla scarsa formazione: per gran parte delle posizioni mancano fisicamente i candidati.
Da cinquant’anni l’Italia è diventato un paese di forte immigrazione, in analogia con quanto avveniva da tempo per i vecchi soci fondatori della Unione Europea, Benelux, Francia, Germania. Ma non si è occupata di organizzarsi. Un’analisi redatta dalle associazioni che hanno promosso la campagna “Ero straniero” documenta che nel 2022, a fronte di 209 mila domande, per i 69.700 ingressi previsti dalle “quote”, i nullaosta concessi sono stati 55 mila. E non perché le domande non avessero i requisiti necessari, ma perché non sono state “processate”.
 

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