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Tolstòj viene meglio in inglese
Un contadino che, sul principio
della “ricottina”, si vede crescere e crescere, diventa proprietario, di terre
sempre più grandi, sempre più fertile, sempre per gradi, viene a sapere di
favolosi baškiri, di terre fertilissime lung il fiume che i Baškiri cedono per
nulla. Lascia tutto e parte. Compra te, vino e altri regali lungo il viaggio, e
all’arrivo i capi baškiri non lo deludono: per la (non) piccola cifra di mille
rubli può avere tutta la terra che riesce a percorrere in un solo giorno, purché torni al punto di partenza prima del tramonto. Il contadino non si stanca di
camminare, trascinato dalla bellezza dei campi, al punto che, quando a sera
ritorna, non si regge in piedi, e mentre il capo dei Baškiri si complimenta, “si
è guadagnata molta terra!”, crolla e muore. Il suo servo gli sfila la spada, e con
essa segna una modesta tomba, di sei piedi: è tutta la terra di cui un uomo ha
bisogno.
Un racconto breve la pieno di
annotazioni di mondi e mentalità diverse, sotto il tono favolistico, che si legge
d’un fiato. In inglese. In italiano è irto – p.es. nell’edizione Oscar,
“Racconti popolari e altri racconti”, curata da Igor Sibaldi (che forse ha solo
rivisto precedenti traduzioni). Di termini presuntamente intraducibili, che
bisogna spiegarsi in nota, di annotazioni filologiche, e soprattutto di una
fraseologia ardua. Il racconto pare sia costruito con la tecnica skaz, la parlata popolare, in questo
caso dei mužik, della gente di
campagna. Ma per più leggibilità, nelle intenzioni allora dell’autore, oltre
che per la verosimiglianza.
Lo skaz è probabilmente arduo da tradurre, nello spirito giusto. Ma la traduzione non
può andare a scapito dello spirito del racconto. Che è un apologo morale - forse
anche moralistico, sicuramente di complesso, elevato, senso economico (il
principio della “ricottina” non è quello del “calzolaio, non oltre la
scarpa!”). A cominciare dal titolo.
Leo Tolstoy, How much land does a man need?, Penguin
Classics, pp. 64 € 2,38
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