sabato 24 febbraio 2024

Tolstòj viene meglio in inglese

Un contadino che, sul principio della “ricottina”, si vede crescere e crescere, diventa proprietario, di terre sempre più grandi, sempre più fertile, sempre per gradi, viene a sapere di favolosi baškiri, di terre fertilissime lung il fiume che i Baškiri cedono per nulla. Lascia tutto e parte. Compra te, vino e altri regali lungo il viaggio, e all’arrivo i capi baškiri non lo deludono: per la (non) piccola cifra di mille rubli può avere tutta la terra che riesce a percorrere in un solo giorno, purché torni al punto di partenza prima del tramonto. Il contadino non si stanca di camminare, trascinato dalla bellezza dei campi, al punto che, quando a sera ritorna, non si regge in piedi, e mentre il capo dei Baškiri si complimenta, “si è guadagnata molta terra!”, crolla e muore. Il suo servo gli sfila la spada, e con essa segna una modesta tomba, di sei piedi: è tutta la terra di cui un uomo ha bisogno.
Un racconto breve la pieno di annotazioni di mondi e mentalità diverse, sotto il tono favolistico, che si legge d’un fiato. In inglese. In italiano è irto – p.es. nell’edizione Oscar, “Racconti popolari e altri racconti”, curata da Igor Sibaldi (che forse ha solo rivisto precedenti traduzioni). Di termini presuntamente intraducibili, che bisogna spiegarsi in nota, di annotazioni filologiche, e soprattutto di una fraseologia ardua. Il racconto pare sia costruito con la tecnica skaz, la parlata popolare, in questo caso dei mužik, della gente di campagna. Ma per più leggibilità, nelle intenzioni allora dell’autore, oltre che per la verosimiglianza.
Lo skaz è probabilmente arduo da tradurre, nello spirito giusto. Ma la traduzione non può andare a scapito dello spirito del racconto. Che è un apologo morale - forse anche moralistico, sicuramente di complesso, elevato, senso economico (il principio della “ricottina” non è quello del “calzolaio, non oltre la scarpa!”). A cominciare dal titolo.

Leo Tolstoy, How much land does a man need?, Penguin Classics, pp. 64 € 2,38

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