sabato 9 marzo 2024
Fatima ad Alcamo - la pastorella della liberazione della donna
La vicenda è nota, si sa che andrà a finire bene. La violenza, anche, è minima, il film non la esibisce. Ma il racconto di come Franca Viola, una ragazza diciassettenne, contadina, di Alcamo in provincia di Trapani, ha rifiutato il matrimonio riparatore di un fidanzatino presuntuoso e violento e lo ha denunciato e fatto condannare, nel 1965, rifiorisce e coinvolge. Merito dei tagli narrativi adottati dalla regista, che del racconto è anche sceneggiatrice. Con pochi spazi per il folklore e la violenza, anche se il ragazzo bello e stolido che la rapisce e violenta è di famiglia notabile-mafiosa. E di Claudia Gusmano che fa la ragazza, inarrivabile nel misto di leggerezza e fermezza, quando concorre al ruolo della Madonna in chiesa per la festa, o al ragazzo che è tornato dalla Germania e si fa vedere al balcone per la processione, e quando, subito, ne rifiuta la presunzione e dopo, con semplicità, il “matrimonio riparatore” – si direbbe più nel ruolo di Ornella Muti, che fu Franca (qui Lia) nel film che Damiani girò subito sulla vicenda, “La moglie più bella”. Una sorta di miracolo laico di Fatima produce, madonnina semplice e diritta. Supportata da Francesco Colella, nel ruolo difficile di Ludovico Corrao, che sarà infine l’avvocato di Franca-Lia, a lungo titubante ad assumere il ruolo perché “in difficoltà col partito” – un comunista che il Pci boicottava (“perché non sono sposato”), ma con la vittoria al processo si farà più che determinato, artefice inflessibile della ricostruzione del Belìce dopo il terremoto (1968) come luogo di arte, e a lungo senatore (Sinistra Indipendente).
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento