Fatima ad Alcamo - la pastorella della liberazione della donna
La vicenda è nota, si sa che andrà
a finire bene. La violenza, anche, è minima, il film non la esibisce. Ma il racconto
di come Franca Viola, una ragazza diciassettenne, contadina, di Alcamo in
provincia di Trapani, ha rifiutato il matrimonio riparatore di un fidanzatino presuntuoso
e violento e lo ha denunciato e fatto condannare, nel 1965, rifiorisce e coinvolge.
Merito dei tagli narrativi adottati dalla regista, che del racconto è anche
sceneggiatrice. Con pochi spazi per il folklore e la violenza, anche se il ragazzo bello
e stolido che la rapisce e violenta è di famiglia notabile-mafiosa.
E di Claudia Gusmano che fa la ragazza, inarrivabile nel misto di leggerezza e
fermezza, quando concorre al ruolo della Madonna in chiesa per la festa, o al
ragazzo che è tornato dalla Germania e si fa vedere al balcone per la
processione, e quando, subito, ne rifiuta la presunzione e dopo, con
semplicità, il “matrimonio riparatore” – si direbbe più nel ruolo di Ornella Muti,
che fu Franca (qui Lia) nel film che Damiani girò subito sulla vicenda, “La
moglie più bella”. Una sorta di miracolo laico di Fatima produce, madonnina
semplice e diritta. Supportata da Francesco Colella, nel ruolo difficile di
Ludovico Corrao, che sarà infine l’avvocato di Franca-Lia, a lungo titubante ad
assumere il ruolo perché “in difficoltà col partito” – un comunista che il Pci
boicottava (“perché non sono sposato”), ma con la vittoria al processo si farà
più che determinato, artefice inflessibile della ricostruzione del Belìce dopo
il terremoto (1968) come luogo di arte, e a lungo senatore (Sinistra Indipendente).
Un’Italia semplicemente
terrificante (il prete, il maresciallo, il machismo)
non molto tempo fa, su cui ancora non sera dispiegata l’innovazione sociale e
giuridica del primo centro-sinistra e del Sessantotto. La vicenda è siciliana,
ma la legge era italiana – siciliana è semai la ribellione di Lia-Franca, e dei
suoi giudici.
Peccato per il sonoro, a pochi
mesi dall’uscita già inservibile – servirebbero dei sottotitoli.
Marta Savina, Primadonna, Sky Cinema
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