Furore e splendore della donna siciliana
Sulla Sicilia dei clichés, la mafia, i gelati (con le granite), le
amicizie mortali, qui con l’aggiunta tediosa della cucina palermitana, una
siciliana dal vero. Una cioè che fa e disfa e non uggiola. Al lavoro, da
vice-questore, e a letto, di giorno e di notte. Anzi, insonne e irrequieta. E di
passaggio anche qualche siciliano vero, bello ma non concupibile, perché virilmente
gay.
Con qualche errore, ma marginale. Non c’è confidenza coi subordinati, non
in Sicilia. Non c’è un rapporto padre-figlia così tenero, e uno madre-figlia così
acido, dopo che il padre è stato assassinato, coi soliti metodi, vili, della mafia
(il rapporto conflittuale madre-figlia è delle famiglie “normali”, non tra
vedove e orfane).
La serie inscena i gialli di Cristina Cassar Scalia, di Noto, quindi
neutra nella lite continua di Palermo con Catania, l’altra capitale, ma oculista
nel tempo libero a Aci Castello, cioè a Catania. Giusy Buscemi, “Vanina”, è di
Mazara del Vallo, quindi “occidentale”, quasi palermitana, eroina catanese per
caso, e da estranea. Ma la serie è prodotta da Carlo Degli Esposti, ed è il suo
omaggio a Catania, dopo lo strabiliante successo a cui ha portato il Montalbano,
eroe occidentale dell’isola. Le sue serie hanno il pregio di utilizzare i caratteristi,
attori veri, cioè di scuola, e locali, che danno veracità e vivacità alla
(solita) storia.
Davide Marengo, Vanina – Un
vicequestore a Catania, Canale 5, Infinity
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