Gioventù in ospedale, e ritmo
I vari medici che sui social criticano “Doc” – diagnosi
azzardate, terapie sperimentali, troppe guarigioni, illude i malati, specie di
tumori… - non afferrano il successo della serie. Che non sta nelle diagnosi –
che nessuno capisce – ma nel ritmo (ricoveri, cure,
peggioramenti-miglioramenti). limitando le vicende di contorno, personali,
familiari, professionali, che invece nelle storie Rai tendono a prendere il sopravvento
(“Lolita Lobosco” eccetera). E poi nel ruolo
pratico, attivo, positivo, dei giovani. E nell’ospedale come dovrebbe
essere, ordinato, pulito, e in cui la malattia è una persona – il malato non è
quello con cui nessuno parla, un caso senza nome. Un luogo in cui si parla. E con un minimo di riservatezza.
La salute c’entra poco – è difficile
godersi come spettacolo l’ospedale e la malattia. Anche Argentero, il ”doc”
risolutore e smemorato, funziona perché dà ritmo al ritmo.
Jan Michelini-Ciro Visco, Doc, Rai 1, Raiplay
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