Due infatuazioni sul corso di
San Pietroburgo, teatro del tempo vuoto dei suoi migliori abitanti, e anche
degli altri. Per esempio di un artista, fenomeno straordinario a San
Pietroburgo, città di “impiegati, mercanti, e artigiani tedeschi” – “un artista
nel paese delle nevi, un artista nel paese dei Finni,dov tutto è fradicio,
piatto, senza rilievo, lavato, grigio,caliginoso!” (niente a che vedere con gli
“artisti italiani, alteri, ardenti come l’Italia e il suo cielo”). Un artista
giovane e povero, segnato dall’Apparizione,
di una bellezza giovanissima e svergognata, al punto che “i sogni divennero la
sua vita” – fino a una brutta fine. Il tenente dongiovanni, invece, vi si scontra
con la dura bellezza tedesca, e col suo suo rude marito, ma la prende come
deve, senza rancore. Fra tragedia e commedia la Prospettiva resta impassibile.
Un racconto degli “Arabeschi”
pietroburghesi, di Gogol’ giovane, bene introdotto, riconoscente. Con una cifra
“umoristica” straordinariamente simile, a proposito della città russa abitata da
tedeschi, a quella di Jean Paul. Una
lettura che forse Gogol’ non ha fatto? Comunque ignota ai suoi critici.
La traduzione è rivista da
Paolo Nori, l’ultimo gogoliano.
Nikolaj Gogol’, La prospettiva Nevskij, Garzanti, pp.
96 € 5,90
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