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La diversità ebraica
È difficile, si direbbe
impossibile, per un israeliano elaborare il lutto del 7 ottobre. Dell’attacco a sorpresa e della carneficina
di Hamas, della profanazione del sabato. Una guerra, benché non dichiarata, fuori
dal diritto di guerra, su suolo israeliano – o “dichiarata” dal 1948. Grossman
ci riesce, trascurando i sentimenti e i risentimenti (l’oltraggio, lo
smarrimento, la paura) per mettere i fatti in prospettiva storica e politica.
La sensazione di vivere in Israele non come in una casa, in casa propria, ma come
in una fortezza, assediata. Per una guerra lunga ormai ottant’anni, e senza
sbocco. Sì nel senso comune – non si vive in guerra permanente – non nella realtà,
la “strana attrazione verso l’autodistruzione” in Israele, “verso la
distruzione della nostra stessa casa”.
Grossman, per quanto onesto,
non arriva al nucleo della questione. Come mai i palestinesi, sempre sconfitti
e per lo più inermi, sono sempre in armi, e anche pericolosi. Come ma Israele
sempre vincente, è insicuro e si costringe alla violenza. Gli Stati nascono e
s’impongono lottando. Contro i padroni, contro i nemici, anche contro i vicini.
Ma non si ricorda uno Stato, un popolo, che si sostituisce a un altro. Gli
ultimi furono gli Unni, che però occuparono ma non governarono – o per poco. Ci
prova ora Putin, che dice l’Ucraina russa, ma – se poi lo dice – per ubbie di
onnipotenza.
Grossman però individua, e
pone bene in chiaro, conciso e preciso, anche se retoricamente, come considerazione,
il problema persistente dell’ebraismo, anche dopo o malgrado il sionismo, malgrado
Israele: “Il punto più vulnerable e fragile del popolo ebraico, il suo senso di
estraneità fra i popoli, la sua solitudine esistenziale”. Un privilegio, e un’afflizione:
“Quel punto dal quale gli ebrei non trovano rifugio, che spesso li condanna a commettere
i loro errori più fatali e distruttivi,
sia per i loro nemici che per loro stessi”. L’ostacolo alla pace, l’unico esito
ragionevole, non sono i coloni o Netanyahu, è questa estraneità – i Netanyahu
passano.
David Grossman, La pace è l’ultima strada, Mondadori,
pp. 96 € 16
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