La follia russa
“Confesso che da qualche tempo ho cominciato a
vedere e sentire cose che nessuno ha mai visto o sentito”: le letterine che si
scrivono le cagnette Madgie e Fidèle, o lo strano caso della Spagna che non
trova un re, e chiede a lui di farlo, gli impone anche il nome, Ferdinando
VIII. L’impiegato (“consigliere titolare” nella rigida minuziosa tassonomia russa,
di Pietro il Grande nientemeno) Poprišcin se ne approfitta per starsene a casa,
accudito dalla pulitissima serva finlandese -“queste stupide finlandesi fanno le
persone pulite sempre a sproposito” (ma più in generale sono le donne a
disturbarlo, dopo un’infatuazione per la figlia del direttore, una volta che
cercava il padre in ufficio: “la donna è l’amante del demonio”). Finirà in
manicomio, tra docce fredde, nel gelo, e silenzio.
È uno dei “Racconti degli arabeschi”, 1835 (con
“Il ritratto” e “Il corso Nevà”), anno prolifico, nel mezzo della decade
prodigiosa di invenzioni, racconti, teatro. Subito caratterizzato, spiegherà il
suo entusiasta lettore Nabokov ai suoi propri studenti americani, come “il più
strano poeta in prosa che la Russia abbia mai prodotto”.
Il racconto prende una ventina
di brevi pagine. Il paratesto tutto il resto. La metà del quale sono appendici
- frammenti, note, appunti di Gogol’: “Il Vladimir di terzo
grado”, “La mattina di un uomo indaffarato”, “La causa”.
Le memorie di un pazzo è tema
ricorrente della letteratura russa dell’Ottocento, di Tolstòj anche (proposte per
la prima volta in traduzione da Corrado Alvaro), e di Dostoevskij (“Sogno di un uomo ridicolo”) – fenomeno analizzato da Paolo Nori. Ma si direbbe della letteratura
dell’Ottocento – celebri anche quelle di Flaubert.
A cura di Serena Vitale. Che
pone il racconto nel quadro della “follia russa”, sotto la citazione
dostoevskijana: “San Pietroburgo, una città di mezzi matti”. Per iniziare. E per
finire con la citazione per intero: “Sono convinto che a San
Pietroburgo ci siano molte persone che vanno in giro parlando da sole. È una
città di mezzi matti ... È raro trovare così intensi, cupi, strani influssi
sull’animo umano come a San Pietroburgo...” (Svidrigajlov, in “Delitto e
castigo”).
Nikolaj Gogol’, Memorie di un pazzo, Adelphi, pp. 103 €
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