giovedì 21 marzo 2024

La pax americana a rischio indecisi (indipendenti)

Con due ottantenni in gara, entrambi con problemi, la prossima presidenza americana sarà una delle più imprevedibili. In politica interna, sull’immgrazione e sullo stato della giustizia, e di più in politica estera – è a rischio la pax americana, il governo morbido che gli Stati Uniti esercitano sul mondo, con la finanza, gli scambi, e le presenze militari e le azioni belliche diffuse in tutto il globo, ora nei confronti della Cina, della Russia, e dell’islam. A meno di un colpo di scena, che porti uno dei due in carcere, o lo dichiari ineleggibile – ipotesi da non escludere: la politica a Washington sempre più somiglia a quella dell’antica Roma, e non solo per i campidogli nei quali si recita.
C’è una disaffezione marcata del voto popolare. L’identificazione degli elettori nell’uno o l’altro dei due grandi partiti, il Democratico e il Repubblicano. A un sondaggio Gallup il 43 per ento degli elettori si è definito “uncommitted”, indipendente. Erano il 18 per cento nel 1950, e il 30 per cento nel 2000. Si è quasi dimezzato il voto dichiaratamente democratico: al 27 per cento, dal 45 per cento del 1950 (il 33 per cento nel 2000). L’identificazione col partito Repubblicano è scesa dal 31 al 27 per cento (era al 28 per cento nel 2000).
Il voto non schierato, dunque, conterà molto nell’elezione del nuovo presidente. Ma la campagna sarà agguerrita, perché molti soldi vi saranno spesi di un nuovo tipo di organizzazione, i Pac, Poltical Action Comimittee, che possono raccogliere e spendere liberamente fondi, accanto alla campagna elettorale ufficiale, per l’uno o l’altro dei candidati o anche contro – ma senza farli confluire nella capacità di spesa delle campagne ufficiali, solo raccordandosi con esse. C’è un FF Pac (Future Forward Usa Pac) pro Biden, e un MA GA (Make America Great Again) pro Trump, un Teamsters Pac (sindacati) pro Biden, e un National Rifle Association Pac pro Trump. Circa duemila di questi Super Pac hanno riportato sottoscrizioni per oltre un miliardo di dollari a fine febbraio.
Ma, alla fine, si sa che il presidente sarà scelto da cinque Stati, non grandi, 45 milioni di abitanti in tutto (sui 430 totali, un dieci per cento), né influenti economicamente, ma swinging, nei quali cioè il voto cambia a ogni elezione, determinando il “voto elettorale” dello Stato, da aggiungere (con peso diverso) al voto popolare: nel 2016 hanno eletto Trump su H. Clinton, con propensione netta, nel 2020 Biden su Trump. Sono Pennsylvania, tredici milioni di abitanti, Georgia, undici, Michigan, dieci, Arizona, sette, e Wisconsin, sei. Gli “indipendenti” tra i votanti, cioè non iscritti ai partiti, sono in Pennsylvania attorno al 20 per cento, in Georgia, Michigan e Wisconsin attorno al 30, e in Arizona al 40.

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