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La poesia malgrado tutto
La vita e l’opera di Alda Merini, una rievocazione
basata soprattutto sul rapporto che negli ultimi anni intraprese con Arnoldo
Mosca Mondadori, giovane pronipote dell’editore, uno di convinzioni religiose
forti, come Alda (ma di questo non c’è traccia). E un dei fiduciari dell’ultima
poesia di Alda, che usava telefonare i suoi versi, apparentemente all’impronta,
a due o tre persone – un altro che ne registrò molte, anche di più e più
variate di Mosca Mondadori, è Alberto Casiraghy – che tra l’altro avrebbe bene
figurato nel racconto, un poeta anch’esso “naturale”, e pittoresco, ma qui nemmeno
si cita.
Una rievocazione commovente, conoscendo la vita
e l’opera di Alda Merini. Anche se girata, seppure da un regista molto colto,
con approssimazione: Laura Morante, che impersona Merini vecchia, non
abbandona la sua cadenza toscana, poco o minimo ricorso alla poesia, ai suoi temp, ai suoi tempi, ai riconoscimenti. E con taglio singolare, segmentato: il ruolo
di Giacinto Spagnoletti, il rapporto tempestosissimo con Giorgio Manganelli, il
lungo corteggiamento telefonico e poi il matrimonio con Albino Pierro, un altro
mondo. Molto anche manca: Casiraghy, gli amori senili, l’editore Scheiwiller, l’invasione
di ammiratrici, soprattutto, e ammiratori nel suo modesto riparo, i locali dei
Navigli per i quali si trascinava. Prodotto dalla Rai, evidentemente, che pure
fa grandi produzioni per niente, con la lesina: tre o quattro scene, pochi giorni
di lavorazione, e via al montaggio.
Una seconda consolazione è che molti hanno continuato
a vedere il docufilm, malgrado lo scarso appeal. Non un grande successo
ma tre milioni di spettatori per la vita di un poetessa, senza grandi colpi di scena,
eccetto quello, non attraente, del manicomio, non sono pochi.
Roberto Faenza, Folle d’amore, Rai 1,
Raiplay
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