sabato 16 marzo 2024

La poesia malgrado tutto

 La vita e l’opera di Alda Merini, una rievocazione basata soprattutto sul rapporto che negli ultimi anni intraprese con Arnoldo Mosca Mondadori, giovane pronipote dell’editore, uno di convinzioni religiose forti, come Alda (ma di questo non c’è traccia). E un dei fiduciari dell’ultima poesia di Alda, che usava telefonare i suoi versi, apparentemente all’impronta, a due o tre persone – un altro che ne registrò molte, anche di più e più variate di Mosca Mondadori, è Alberto Casiraghy – che tra l’altro avrebbe bene figurato nel racconto, un poeta anch’esso “naturale”, e pittoresco, ma qui nemmeno si cita.
Una rievocazione commovente, conoscendo la vita e l’opera di Alda Merini. Anche se girata, seppure da un regista molto colto, con approssimazione: Laura Morante, che impersona Merini vecchia, non abbandona la sua cadenza toscana, poco o minimo ricorso alla poesia, ai suoi temp, ai suoi tempi, ai riconoscimenti. E con taglio singolare, segmentato: il ruolo di Giacinto Spagnoletti, il rapporto tempestosissimo con Giorgio Manganelli, il lungo corteggiamento telefonico e poi il matrimonio con Albino Pierro, un altro mondo. Molto anche manca: Casiraghy, gli amori senili, l’editore Scheiwiller, l’invasione di ammiratrici, soprattutto, e ammiratori nel suo modesto riparo, i locali dei Navigli per i quali si trascinava. Prodotto dalla Rai, evidentemente, che pure fa grandi produzioni per niente, con la lesina: tre o quattro scene, pochi giorni di lavorazione, e via al montaggio.
Una seconda consolazione è che molti hanno continuato a vedere il docufilm, malgrado lo scarso appeal. Non un grande successo ma tre milioni di spettatori per la vita di un poetessa, senza grandi colpi di scena, eccetto quello, non attraente, del manicomio, non sono pochi.
Roberto Faenza, Folle d’amore, Rai 1, Raiplay

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