La vendetta per facilitare la fuga
“Le Fosse Ardeatine e la Liberazione ottant’anni dopo” è il sottotitolo. L’eccidio
si lega alla Liberazione: i tedeschi si affrettarono a trucidare chi gli
capitava a tiro per lasciare prima Roma. Un aspetto poco indagato della vicenda,
ma la verità dei valorosi Kesselring, Kappler e Priebke: ammazzare chi capita e
scappare, l’istinto nomadico era ancora forte nella tribù - la verità della storia, che stranamente gli storici non mettono in rilievo, è che Kesselring, Kappler e ogni altro sapevano da tempo di doversi ritirare, di molto e a velocità. Disorientando i
cecchini e ogni altro piano di attacco. Le Fosse Ardeatine, forse il più grade
eccidio nella guerra – dopo quello di Stalin a Katyn – non si spiega altrimenti:
dieci italiani uccisi, italiani qualsiasi, per ogni tedesco morto a via Rasella non
era una regola, nemmeno nel Reich di Hitler.
Un volume che riporta quegli eventi alla loro dimensione vera, pratica,
effettiva. Al di là del diritto di guerra, e della stesa immoralità tedesca,
hitleriana. È la parte migliore della collazione a più voci – una intuizione
dell’ad del gruppo editoriale, Corrado Corradi: far parlare i familiari ancora
in vita delle vittime. E il racconto prende vita, oltre l’abominio. L’altro
pregio è la documentazione fotografica: ben scelta – significante – oltre che
abbondante.
Molinari, il direttore del quotidiano, ricorda altre due persone speciali,
due sopravvissuti, Arrigo Paladini e Pacifico Di Consiglio. Gli storici Gentiloni,
Portelli, Piccioni, Gotor mettono gli eventi in prospettiva.
Ottavio Ragone-Conchita Sannino (a cura di), Roma
1944, “la Repubblica”, pp. 240, ill., gratuito col
quotidiano
Nessun commento:
Posta un commento