La verità di Elena Ferrante
Un libro curioso
per due ragioni, anzi per tre. La terza essendo che è una critica letteraria a
più mani, come in conversazione. Ma non in contemporanea, di persona. Per
iscritto, attraverso uno scambio di lettere - da qui il titolo. Per
sperimentare una forma di critica co-dipendente, una forma di “intelligenza
collettiva”. Come è di tutte le forme culturali. Per questo esperimento quattro
giovani accademiche americane hanno scelto Elena Ferrante, il Quartetto
Napoletano, perché la stessa autrice ha posto il suo metodo di lavoro, di creatività,
in questa prospettiva: “Non c’è lavoro di letteratura che non sia il frutto di
tradizioni, di molte capacità, di una sorta di intelligenza collettiva” (intervista
a “The Paris Review”). Queste sensibilità e questo metodo applicando nella
quadrilogia, con le compenetrazioni fra i due caratteri, Lenù e Lila, l’una
antitesi dell’altra. Una compenetrazione che Lenù, la scrittrice, dichiara
scoprendo il quadernetto di Lila alle elementari: “Le pagine infantili di Lila
erano il cuore segreto del mio libro” – un’amicizia stretta che fa il
libro, lo scrive.
Le altre due curiosità
sono che il libro è di quattro anni fa e non è stato tradotto, nemmeno citato. La seconda è che su “Elena Ferrante” non c’ è
in Italia una mobilitazione critica pari solo anche a una frazione di questo
libro e al dibattito che ha acceso. Non c’è più la critica?
Sarah Chihaya-Merve
Emre-Katherine Hill-Jill Richards, The Ferrante Letters, Columbia University
Press, pp. 288 $ 25
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