L’Occidente a due velocità
Mentre procede il “disaccoppiamento” delle
“catene di valore2 (catene produttive) – essenzialmente il disaccoppiamento dalla
Cina promosso dagli Stati Uniti – si rileva, tra i paesi ricchi, un divario rilevante
di crescita dell’economia tra gli Stati Uniti e l’Europa. Il Fondo Monetario
Internazionale stima per il biennio 2023-2024 una crescita del pil americano
del 2,5 e del 2,1 per cento, mentre quello europeo si limita allo 0,5 e allo
0,9. Nel 2025 il divario secondo il Fmi si restringe, ma secondo l’Ocse
persisterà.
Sei i fattori del divario. La stretta monetaria
ha pesato e pesa di più in Europa, che ha un sistema produttivo legato al
credito più che ai finanziamenti sul mercato. Il post-covid ha visto una forte ripresa
dei consumi in America, mentre le famiglie europee hanno ripreso nella pandemia
l’abitudine al risparmio. Lo shock sul mercato dell’energia conseguente alla
guerra russa all’Ucraina ha colpito l’Europa. L’amministrazione Biden ha
avviato vasti programmi di spesa pubblica, per un disavanzo suppletivo di 8,8
punti di pil nel 2023, e di 7,6 nel 2024- 2025. Mentre in Europa la manovra
corrispettiva è dimezzata, a 3,3-3,7 punti di pil. Le sovvenzioni industriali
dei piani di rilancio americani hanno portato in America molti investimenti europei,
originariamente previsti in Europa. Il crollo del commercio mondiale nell’ultimo
quinquennio ha colpito l’Europa perché più esposta sui mercati internazionali: l’America
è ancora un mercato continentale, l’interscambio col resto del mondo è un quinto
del pil (il 21 per cento), mentre l’Europa ne dipende per un terzo (il 32 per cento)
del pil.
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