Perché la sanità non se la passa bene
La sanità pubblica è in difficoltà dappertutto.
Si dice a causa dell’aggravio della “crisi fiscale degli Stati” per effetto
della crisi bancaria (moltiplicazione del debito per salvare le banche, minori
capacità di spesa). Ma questo è vero solo in parte: le spese militari sono
cresciute, per la guerra in Ucraina e anche prima, mentre quelle sanitarie non
si sono incremetarte o si sono ridotte.
La pandemia ha mostrato ovunque, secondo
i rapporti unanimi delle commissioni internazionali, un sottofinanziamento
diffuso dei sistemi sanitari (s’intende pubblici). Con gli effetti noti sui
bisogni terapeutici ordinari: visite, accertamenti, interventi, e anche sulle
prime cure ospedaliere (pronto soccorso).
Anche la causa è nota. A seguito della crisi
la spesa pubblica per il personale è stata bloccata: niente assunzioni, e niente
aumenti. L’effetto è la carenza di personale. A fronte di abbandoni senza nuove
assunzioni. E per l’aumento dela domanda
La carenza di personale affligge molti paesi
europei e gli Stati Uniti. L’Italia è uno di questi. Secondo le statistiche Ocse,
l’Italia ha 6,5 infermieri praticanti ogni mille abitanti, la Germania il
doppio, 12,8. L’Italia ha 1,5 infermieri per medico ospedaliero, la Germania e
la Francia ne hanno 2,7.
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