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sabato 2 marzo 2024

Quando Craxi salvò la vita di Gheddafi

Val la pena rileggere questa memoria di Sergio Romano, diplomatico e storico, non tanto per la ricorrenza dei venticinque anni, o quanti sono della morte di Craxi, quanto di un certo modo di fare politica, in epoca anche recente, sebbene suoni oggi inverosimile, nel rapporto pure di fedeltà agli gli Stati Uniti (dal “Corriere della sera” del 9 marzo 2011, “Opinioni-Lettere al Corriere”):

Corrisponde al vero che nel 1980 fu Bettino Craxi a salvare la vita a Gheddafi informandolo che gli americani lo volevano uccidere?Angelo Marzoratiangelo.marzorati@gmail.com

“Caro Marzorati,
accadde nell’aprile del 1986, pochi giorni prima dell’incursione aerea americana contro la grande caserma Bab al-Aziziya di Tripoli, costruita durante il periodo coloniale italiano, in cui Gheddafi ha fissato la sua residenza nella capitale. I missili dell’aviazione degli Stati Uniti fecero parecchie vittime e uccisero la figlia adottiva del colonnello (il suo letto è stato collocato all’interno di una grande teca di vetro in una stanza del palazzo), ma Gheddafi ne uscì indenne. L’intervento di Bettino Craxi, allora presidente del Consiglio, è stato confermato tre anni fa durante un convegno organizzato a Roma nella sede del ministero degli Esteri. Fra i partecipanti vi era Muhammed Abdulrramahan Shalgam, uno dei personaggi più interessanti della classe politica libica. Come ha ricordato Maurizio Caprara sul Corriere del 28 febbraio, Shalgam è stato ambasciatore a Roma dal 1984 al 1995, ministro degli Esteri dal 2000 al 2009, rappresentante della Libia all’Onu dal 2009 al momento, pochi giorni fa, quando ha preso pubblicamente posizione contro Gheddafi e ne ha denunciato i crimini contro l’umanità. Durante il convegno romano, Shalgam, allora ministro degli Esteri, disse che il messaggio di Craxi gli fu trasmesso da Antonio Badini, consigliere diplomatico del presidente del Consiglio. Giulio Andreotti, presente all’incontro, confermò la circostanza («credo proprio che dall’Italia partì un avvertimento per la Libia ») e aggiunse: «Quell’attacco americano era una iniziativa impropria». Le ricordo, caro Marzorati, che Andreotti era allora ministro degli Esteri e non si esprimerebbe in questi termini se avesse qualche dubbio sul ruolo del governo italiano in quella vicenda.
“La parola «impropria» appartiene allo stile distaccato e ironico di Andreotti, ma riflette perfettamente le preoccupazioni italiane per un «omicidio mirato» che avrebbe compromesso la politica del governo Craxi nella regione. In quali mani sarebbe caduta la Libia se Gheddafi fosse stato ucciso? Quali sarebbero state le reazioni, non tanto dei governi arabi (alcuni di essi sarebbero stati probabilmente felici della scomparsa del colonnello) quanto dei loro cittadini? Conveniva all’Italia che il Mediterraneo diventasse un lago americano?
“Resta da capire perché il Colonnello abbia risposto al gesto amichevole del governo italiano lanciando un missile che cadde nelle acque di Lampedusa. Al convegno di Roma Shalgam rispose: «Perché gli Stati Uniti usarono Lampedusa; la Libia reagì contro gli Stati Uniti, non contro l’Italia». Nell’isola esisteva effettivamente una stazione radio americana, ma è probabile che Gheddafi, pur apprezzando il gesto di Craxi, non abbia rinunciato ad agitare lo spettro dell’Italia colonialista, «nemico secolare» della nazione libica. Era il mito su cui aveva fondato il suo potere e non intendeva farne a meno”.

 

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