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Quando Craxi salvò la vita di Gheddafi
Val la pena rileggere questa memoria di Sergio
Romano, diplomatico e storico, non tanto per la ricorrenza dei venticinque anni,
o quanti sono della morte di Craxi, quanto di un certo modo di fare politica, in
epoca anche recente, sebbene suoni oggi inverosimile, nel rapporto pure di
fedeltà agli gli Stati Uniti (dal “Corriere della sera” del 9
marzo 2011, “Opinioni-Lettere al Corriere”):
Corrisponde al vero che nel 1980 fu Bettino Craxi a salvare la vita a Gheddafi informandolo che gli americani lo volevano uccidere?Angelo Marzorati, angelo.marzorati@gmail.com
“Caro
Marzorati,
accadde nell’aprile del 1986, pochi giorni prima dell’incursione aerea
americana contro la grande caserma Bab al-Aziziya di Tripoli, costruita durante
il periodo coloniale italiano, in cui Gheddafi ha fissato la sua residenza
nella capitale. I missili dell’aviazione degli Stati Uniti fecero parecchie
vittime e uccisero la figlia adottiva del colonnello (il suo letto è stato
collocato all’interno di una grande teca di vetro in una stanza del palazzo),
ma Gheddafi ne uscì indenne. L’intervento di Bettino Craxi, allora presidente
del Consiglio, è stato confermato tre anni fa durante un convegno organizzato a
Roma nella sede del ministero degli Esteri. Fra i partecipanti vi era Muhammed
Abdulrramahan Shalgam, uno dei personaggi più interessanti della classe
politica libica. Come ha ricordato Maurizio Caprara sul Corriere del 28
febbraio, Shalgam è stato ambasciatore a Roma dal 1984 al 1995, ministro degli
Esteri dal 2000 al 2009, rappresentante della Libia all’Onu dal 2009 al
momento, pochi giorni fa, quando ha preso pubblicamente posizione contro
Gheddafi e ne ha denunciato i crimini contro l’umanità. Durante il convegno
romano, Shalgam, allora ministro degli Esteri, disse che il messaggio di Craxi
gli fu trasmesso da Antonio Badini, consigliere diplomatico del presidente del
Consiglio. Giulio Andreotti, presente all’incontro, confermò la circostanza
(«credo proprio che dall’Italia partì un avvertimento per la Libia ») e
aggiunse: «Quell’attacco americano era una iniziativa impropria». Le ricordo,
caro Marzorati, che Andreotti era allora ministro degli Esteri e non si
esprimerebbe in questi termini se avesse qualche dubbio sul ruolo del governo
italiano in quella vicenda.
“La parola «impropria» appartiene allo stile distaccato e ironico di Andreotti,
ma riflette perfettamente le preoccupazioni italiane per un «omicidio mirato»
che avrebbe compromesso la politica del governo Craxi nella regione. In quali
mani sarebbe caduta la Libia se Gheddafi fosse stato ucciso? Quali sarebbero
state le reazioni, non tanto dei governi arabi (alcuni di essi sarebbero stati
probabilmente felici della scomparsa del colonnello) quanto dei loro cittadini?
Conveniva all’Italia che il Mediterraneo diventasse un lago americano?
“Resta da capire perché il Colonnello abbia risposto al gesto amichevole del
governo italiano lanciando un missile che cadde nelle acque di Lampedusa. Al
convegno di Roma Shalgam rispose: «Perché gli Stati Uniti usarono Lampedusa; la
Libia reagì contro gli Stati Uniti, non contro l’Italia». Nell’isola esisteva
effettivamente una stazione radio americana, ma è probabile che Gheddafi, pur
apprezzando il gesto di Craxi, non abbia rinunciato ad agitare lo spettro
dell’Italia colonialista, «nemico secolare» della nazione libica. Era il mito
su cui aveva fondato il suo potere e non intendeva farne a meno”.
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