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Bene
– È la risultante di una concezione ordinata e
progressista – teleologica – del mondo. Del “Giudizio” di Kant soprattutto, più
che di sant’Agostino – fino alla deriva hegeliana. E di Candido.
Globalizzazione
– Ha rovesciato il mondo. L’ha proposta e gestita l’Occidente – gli Stati Uniti di fatto, l’Europa l’ha
subita (l’Occidente è poco europeo) – a scopi di maggio profitto. Ma ha
liberato il resto del mondo, aprendo le porte al commercio, senza dazi né
contingenti, e ha portato al declino o eclissi dell’Occidente stesso. Comunque ha
creato un altro rapporto di forze, rompendo l’equilibrio plurisecolare dalla
navigazione oceanica e le scoperte in poi, dal ‘400.
Le sanzioni contro la Russia,
gesto isolato dell’Occidente, e lo stesso conflitto, una guerra Nato per
procura, alla Russia per mezzo dell’Ucraina, cadute nel nulla nel Resto del
Mondo ne sono un esempio: una guerra che, a differenza di quelle del Novecento,
non si può più dire “mondiale”, per nessun verso. Compresa forse la minaccia nucleare.
L’Occidente finisce da apprendista stregone: ha aperto i cancelli del mercato
al mondo – per guadagnare di più, non per generosità naturalmente ma nemmeno
per disegno politico – e in pochi anni ne è diventato una parte, non più il
tutto: non decide e non governa.
Felicità
–
Prima che nella Costituzione americana era in Aristotele, come si sa, che alla eudamonìa
ha dedicato lunghe considerazioni - e si direbbe la pone al centro della sua
etica. Ma la più pratica la dà nel trattato “Politica”: “Da che cosa dipende la
felicità? La felicità è costituita dalle seguenti parti: buona nascita,
abbondanza di amici, ricchezza, abbondanza di figli e buoni figli, buona
vecchiaia, buona condizione fisica. Cioè: bellezza, forza, statura alta,
atleticità, oltre a fama, onore, fortuna e virtù”. Come un medico che ordinasse
tuta la farmacia.
Intelligenza
artificiale – Emilio Segré era
scettico, ancora negli anni 1970, dal punto di vista neurologico, delle
ricerche sui neuroni. Eco ne parla nel 1991 come un dato di
fatto, a proposito dei frames, schemi
di azione (andare al ristorante, alla stazione, aprire l’ombrello) conoscendo i
quali un computer è in grado di capire diverse situazioni. Anche di gestirle,
si direbbe, già negli anni di Eco, p.es. il navigatore. Ma di capire nel senso
di riflettere? No, di recepire, che è diverso. Le ultime applicazioni
d’intelligenza artificiale, ai testi, fanno pena – gli input non sono
all’altezza di essere intelligenti.
Natura – È incoercibile. Nella sua costruttività\distruttività – imprendibile,
indomabile. Ma è un mezzo. “Usare la natura come mezzo” è di Kant, “Critica della
facoltà di giudizio”, Einaudi, p.264, per
realizzare attraverso di essa la libertà.
Ortodossia –
Le buone azioni vi contano meno delle parole – Dio raggiunge con la preghiera
(le fede).
Storia
- Luigi XIV, che non si lavava, non era figlio
di Luigi XIII? È possibile: la regina Anna d’Austria potrebbe averlo fatto con
un amante, o non averlo fatto. La sua gestazione fu tenuta nel mistero da
Richelieu, che la odiava per tanti motivi, tra l’altro perché faceva figlie
femmine. Ma ciò non è indifferente alla storia, la Francia sarebbe bastarda. O
no, cioè sì, è la storia che è bastarda: la materia essendo ignota, è la terra
nata da un uovo, in Australia, o da una goccia di latte?, tutti siamo figli in
realtà di NN - se la storia degli uomini fosse scritta dalle loro donne, ci
sarebbe assai poco da studiare, celia Alvaro. La storia universale è quella di
Borges, storia di un uomo solo: dell’uomo senza la donna, che ora si rivela e
rifiuta i figli. Se il cuore ha una storia, si spiega che la storia sia scienza
dell’infelicità umana: gli uomini, e le donne, non si amano. Gli aztechi
cavavano il cuore agli uomini vivi per ridare energia al mondo. Temevano
l’entropia.
Il movimento si vuole autonomo, sempre la
rivoluzione si fa in avanti. E la realtà è sempre anacronistica. È
anarchica. Ecco dov’è l’autonomia della classe operaia: c’è e non c’è, figlia
anch’essa di padre ignoto. La storia è
l’attività attraverso cui si realizza la libertà, il fine assoluto del mondo,
si può marciare con Hegel, perché no, e Croce, quel convinto hegeliano: la
storia del mondo è la storia della libertà dell’uomo. C’è da crederci. Che
altro? Ma
la storia è anche rimozione. Memoria
selettiva, per conservare la libertà - rimuovere è muoversi, senza rimozione è
un mondo di statue, figure senza ombre. Storia è imparare a ridere delle ori-gini.
Delle genealogie. Della questione dell’essere. Ma
bisogna ricordare che si rimuove, il rifiuto della storia non esime. Il rifiuto
di quale storia?
La storia è del
passato, non c’è dubbio, lo attesta il filosofo Gentile. Dove si trova di
tutto, la storia è una puttana vecchia. Non da buttare: nei cambiamenti la
tradizione pesa, e il modo d’essere, più che l’ideologia e i programmi. Ma i
giorni trascorsi non tornano, se non nel ricordo. Che è asfittico, spiega
Yourcenar: “La vita passata è
una foglia secca, screpolata, senza linfa né clorofilla, crivellata di buchi,
lacerata e sfrangiata, che, vista in controluce, presenta soltanto lo scheletro
delle sue nervature sottili e friabili. Ci vuole un certo sforzo per renderle un
aspetto carnoso e verde”. È un classico: “Il campo della storia mi è sempre
sembrato simile alla valle di Giosafat, un campo pieno di ossa; ed ecco, erano
molto secche”, lo diceva già Hamann – Johann Georg Hamann,
concittadino, amico, beneficiato, ma disistimatore di Kant, autore della
massima: “Solo la discesa all’inferno ci apre la via dell’apoteosi”.
Secondo il Burckhardt di Cantimori la minoranza, vinca o perda, fa la
storia in ogni tempo. Chateaubriand è apocalittico, forse in colpa per aver
scopato tutte le signore: “La storia è il braccio secolare della vendette dei
popoli”, dice. Mentre Vattimo sostiene che la storia ricorda solo ciò che ha
vinto, ma va bene lo stesso. La fanno gli uomini, si capisce. La storia è lo
stampo che l’uomo libero appone al destino, Jünger attesta che le ha viste
tutte, la storia autentica non la possono fare che uomini liberi: “È lì che si trova la sostanza della storia,
nell’incontro dello uomo con se stesso, cioè con la sua potenza divina”. La
storia parte dall’ozio. Per il
bisogno di battere la noia. Quando l’ominide si stancò di vivere in branco,
saltellare, ruminare, accoppiarsi, come le scimmie oggi, e prese a ululare alla
luna, modulando poi l’urlo, scagliare pietre, affilare selci. Da qui la luna
nella poesia: è un reperto protostorico. Finché Marx insuperabile, filosofo
della storia, ne ha fatto la libertà, e la scienza insieme della libertà.
Perfino il giornale di Giolitti la diceva Grande Vergine.
Uguaglianza
– “Uno vale uno” in diritto, una bestialità
nel resto.
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