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Adattamento – È la chiave
del matrimonio – della coppia, come ora si dice. Ne tratta, e porta a sintesi,
la scrittrice Nina Berberova nelle riflessioni che registra esule a Parigi durante
la guerra (“Il quaderno nero”, pp. 84-85), riflettendo sull’innamoramento: “Solo
in seguito, grazie alla forza dell’amore, venivo a conoscere il nucleo interno
della persona. E attraverso questo amore, nato un bel giorno miracolosamente e
istantaneamente, mi adeguavo a quel nucleo interno, il che era già la felicità”.
Senza attardarsi sulle diversità, sui “tratti del carattere”, i “modi”, i “gusti”.
Tanto più che “la sensazione esteriore di «inizio» non aveva niente a che
vedere con la bellezza o l’avvenenza della persona”.
L’“adattamento”, insiste Berberova, è una felice qualità femminile: “Dentro
di me non c’era spazio per nulla di cerebrale né nella prima impressione né nel
mio «adattarmi» all’altro. Sì, l’adattamento è sempre stato una felicità
femminile. Compiango le donne che non lo conoscono. «Adattarsi» non solo non è
umiliante (chi ha inventato questa sciocchezza’), ma è una condizione
necessaria della beatitudine”.
Destra-sinistra - C’è una destra sociale. Una destra
rivoluzionaria (Nolte, Sternhell). Una destra di massa e per le masse. Destra e sinistra le
distingue solo il regime politico, se la sinistra è democratica (liberale).
Destra e sinistra
non esistono è tesi di Marto Tarchi (nella serie di dibattiti romani l’anno
scorso, alla Scuola Fo di cittadinanza, organizzati da De Masi e pubblicati in
“Destra e Sinistra”), e quindi di destra. Uno schieramento che Tarchi cerca di
evitare così: la classificazione non è fra “le linee di conflitto fondamentali
che attraversano l’epoca contemporanea”. Destra e sinistra sono concetti
“puramente convenzionali, in parte reversibili e comunque collegabili a essenze
distinte a seconda del punto di vista prospettico, degli argomenti, dei temi”.
Non esiste “una”
sinistra”, non esiste “una” destra, dice ancora Tarchi. Questo è vero. E c’è un
mimetismo, costante, destra-sinistra, uno scambio-appropriazione i valori. Più
forse della destra, quella moderna nasce mimando la sinistra (il fascismo mima
il comunismo sovietico). Ma anche della sinistra – il leader carismatico,
il decisionismo, il centralismo (burocrazia, economia).
Entrambe, “destra
e “sinistra” come caratterizzate e intese nel Novecento (le etichette oggi sono
sbiadite), sono una contestazione, o
forse una rottura, col principio
liberale. Contro l’individualismo, che è parte dell’ideologia liberale, ma
anche contro il principio liberale, della libera (mobile) espressione politica,
sia nella proposta (redazione, conformazione) sia nell’adempimento (elezioni,
parlamento, governo), fondamentalmente sempre montesquieuviana.
Fascismo – Un movimento di massa, analogo e contrario al comunismo. È un fatto
storico, del primo Novecento. Che si perpetua nelle forme attutite del
conservatorismo, della “destra sociale”.
Da un punto di vista formale, giuridico (statuale), analogo al comunismo di cui si volle il contrario e il nemico. Analogo anche,
in notevole parte, come proiezione sociale (contadini, operai, donne, infanzia).
E come militarizzazione della società, a partire dall’istruzione. Solo distinto
in materia di proprietà, di possesso. Ma l’anticomunismo si labella di
fascismo. E non c’è condanna del comunismo anche se è stato ed è tuttora un
regime politico imposto con la violenza: privazione dela libertà, controllo
sociale rigido, regime di polizia senza libertà.
Il fascismo dell’antifascismo è stato tema polemico dei
Radicali di Pannella, ma non senza riferimenti fattuali. L'antifascismo degli anni
1970 e 1980, in Italia e in Germana, fu responsabile di molti assassinii. Meno sanguinoso, ma ugualmente eversivo, è stato ed è certo giustizialismo, che si connota di sinistra ed è violento (leaks, dossier, campagne stampa).
Analogo il discorso per il neofascismo. Di un partito
a tutti gli effetti costituzionale, ma caratterizzato dalla nostalgia o culto
del fascismo, di tipo mussoliniano, totalitario. Ma non più di tanto, del sentimento: da sempre il partito che lo rappresenta,
Msi, poi An, ora Fdi, è stato parte attiva dell’attività parlamentare e politica
della Repubblica, costituzionale. Nel 1955 contribuì all’elezione del presidente della
Repubblica Gronchi. Due anni più tardi sostenne il governo monocolore Dc di
Adone Zoli. L’anno successivo, 1958, votò a Palermo, alla Regione Sicilia, la Giunta
Milazzo, un Dc di sinistra che faceva maggioranza, contro il suo partito, con
il Pci, il Psi e il partito monarchico. Nel 1959 sostenne il secondo governo
Segni, monocolore Dc. L’anno dopo il governo Tambroni, sempre monocolore democristiano. Nel
1962 fece eleggere Segni presidente della repubblica. Nel 1972 fece eleggere presidente Leone, e sostenne il primo governo Andreotti. Da 1994 è costantemente un partito
di governo, nelle alternanze fra destra e sinistra, costituzionale.
Individualismo – In fondo, p.es. in questa congiuntura storica, è
quello di Hobbes, homo homini lupus. Il trademark del mercato -
del Millennio. Della speculazione – stato di guerra permanente. Delle guerre economiche. Delle tante guerre come sempre insensate.
Libertà – È il proprio
dell’uomo. Ed è la cultura. La natura non ha in sé, e non può inventarselo, il
suo fine ultimo. O ragione d’essere. Questa le viene dall’uomo attraverso
l’esercizio della libertà. Dalla formazione del giudizio. Dalla cultura. Che è
la natura umana - “Solo la cultura può essere lo scopo ultimo che si ha motivo
di attribuire alla natura rispetto al genere umano (non la propria felicità
sulla terra o il suo essere semplicemente il principale strumento per istituire
ordine e accordo nella natura, priva altrimenti di ragione)” (Kant, “Critica del
giudizio” nell’edizione Einaudi, p. 264). La cultura non come esito dell’educazione
ma come “tensione della natura conforme a scopi verso un perfezionamento che ci rende recettivi a scopi più alti di
quelli che la natura stessa può fornire” (p. 266).
Elettra
Stimilli, “Filosofia dei mezzi”, 79, fa
di questo Kant il paradigma del “fardello dell’uomo bianco”, dell’“occidentale”
che si concepisce “signore della natura” come già Kant l’ha concepito (ib.
263). E lo è. Ma l’imperialismo va ancora analizzato nella sua complessità, che
non è lo sfruttamento delle risorse o lo squallore del colonialismo –
prescindendo da Hegel, dal suo recluso occidentalismo (europeismo).
Tolleranza
–
È una virtù, ed è un fatto storico, legale. Che si articola in accettazioni e
in divieti. P.es. sono intolleranti oggi molte minoranze, che si vogliono, e
sono, dovrebbero essere, i primi beneficiari della tolleranza. Gli islamici e
islamisti nei paesi non islamici, in Europa e in America, che nelle patrie
islamiche sono radicalmente intolleranti verso altre confessioni religiose, e
verso altri ordinamenti politici e costituzionali - verso la libertà, di opinione
e politica, verso le loro stesse donne, verso confessioni islamiche diverse dalla
propria. O molte “minoranze" (gruppi di opinione) femministe. O degli afroamericani che praticano
e impongono la woke culture, e la critical race theory.
Verginità –
La scrittrice russa Nina Berberova la vuole mostruosa: “La cosa peggiore è la
verginità. Qualcosa di mostruoso, che suscita disgusto, ripugnanza, ribrezzo.
Non aprirsi mai a nessuno è assolutamente contro natura” (“Quaderno nero”,
dicembre 1940, p. 46 dell’edizione italiana). Verginità come stato d’animo, non
– non solo – come astinenza sessuale.
zeulig@antiit.eu
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