Cronache dell’altro mondo – nazionaliste (270)
Gli Stati Uniti nazionalizzano TikTok. Per
il timore, dicono l’amministrazione Biden e il Congresso, che i dati di centinaia
di milioni di utenti finiscano in mano al governo cinese.
TikTok deve’esere venduta entro sei mesi
a interessi di controllo americani. Se i dati di centinaia di milioni di utenti
finiscono in mano a interessi americani, e al governo americano, la cosa è
indolore?
TikTok è di proprietà per il 60 per cento
di investitori non cinesi, per il 20 per cento dei promotori (cinesi) e di
interessi cinesi, e per il 20 per cento dei dipendenti. Il governo cinese ha acquisito
tre anni fa, tramite il China Internet Investment Fund, un 1 per cento come “golden
share”, in caso di scalata da parte di interessi non graditi.
Il 60 per cento che gestisce ByteDance, la
finanziaria cui fa capo TikTok, è già in mano americana. Del Susquehanna
International Group, del miliardario Jeff Haas, finanziatore di Trump e
ispiratore dei primi, abortiti, tentativi di nazionalizzazione di TikTok dell’ex
presidente, di KKR&Co (Kohlberg Kravis Roberts), di General Atlantic e del venture Sequoia. Della giapponese Softbank. Della emiratina G24. E dei fondi East e Sain
(cinesi di Hong Kong e Singapore) e Primavera e Hillhouse (del giovane investitore
cinese Lei Zhang – non degli Zhang dell’Inter, del fondo Suning).
TikTok si può già dire americana, ma evidentemente non
abbastanza – l’America non transige sui profitti.
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