venerdì 12 aprile 2024

Cronache dell’altro mondo – etnogiudiziarie (264)

O.J.Simpson, il campione di football americano ora morto, a 76 anni, era stato condannato nel 2008 a 31 anni per rapina a mano armata, ma ne aveva scontati nove.
Da giovane proclamava suo ideale “le bianche californiane”, si scoloriva la pelle, e prendeva lezioni di dizione, diceva, “per non sembrare un nero”. Aveva sposato in seconde nozze nel 1985 una bionda californiana, Nicole Brown, con la quale aveva fatto due figli, malgrado le ripetute confessate infedeltà, e dalla quale aveva divorziato nel 1992.
Nel giugno 1994, dopo l’assassinio nella ex casa coniugale della ex moglie, Nicole Brown, e di un cameriere del bar vicino casa che le aveva riportato gli occhiali dimenticati sul bancone, convocato dalla Polizia con l’accusa di duplice omicidio, inscenò per le strade di Los Angeles, una lunga fuga in automobile, inseguito dalle volanti lampeggianti a sirene spiegate, da elicotteri, e dalle videocamere in diretta. Al processo, dopo nove mesi, la giuria lo assolse, benché la colpevolezza fosse provata.
Una giurata, afroamericana, dichiarò all’epoca: “Abbiamo fatto la cosa giusta”. Un’altra giurata spiegò: “Noi neri non vogliamo O.J. in prigione, né ci interessa sapere se è colpevole, perché se facciamo il conto totale delle vittime siamo sempre noi a pagare. Bisogna fare attenzione a buttare giù i simboli, anche se sono violenti, prepotenti, assassini. Perché vorrebbe dire non avere più la possibilità di sognare un futuro”.

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