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Germania nucleare
“Proprio perché la bomba atomica è così
terribile, si dovrebbe evitare che solo i nemici ne dispongano”. È il tema – nelle
parole un mese fa della “Süddeutsche Zeitung”, il quotidiano di Monaco di
orientamento socialdemocratico - che alimenta un dibattito sempre più animato in
Germania. Un dibattito nato sulla convinzione generale che gli Stati Uniti, con
Trump o con qualsiasi altro presidente, non intendano più garantire il presidio
nucleare dell’Europa. Dando per scontato che la bomba francese non sarebbe d’aiuto:
“Nessun capo di Stato fracese sacrificherebbe Parigi per difendere Vilnius o
Berlino”. In un teatro bellico ridotto, quale sarebbe quello europeo, solo la protezione
intercontinentale si penserebbe efficace, o allora nazionale.
L’opinione, nel dibattito, è ora prevalentemente
per il no. Ma sono solo poche settimane che se ne parla. E il presidente della
Cdu, Friedrich Merz, che se si votasse oggi sarebbe il nuovo cancelliere, non esclude
nulla. Alla “Franfurter Allgemeine Sonntagszeitung”, il “Corriere della sera”
tedesco, che gli poneva il quesito (“se necessario, la Germania dovrebbe
pensare ad avere anche armi nucleari?”), ha risposto: “Due anni fa non avremmo
potuto immaginare di cosa avremmo parlato oggi. E non possiamo immaginare oggi
di cosa dovremo parlare domani”.
Merz non ha escluso la possibilità. Ma la
Germania sembra compatta piuttosto nell’incremento del riarmo convenzionale. Il
settimanale filosocialista “Die Zeit”, contrarissimo al nucleare, si dice a
favore di un aumento della spesa militare al 2 per cento del pil, e anche di
più, anche al costo di una riduzione della spesa sociale.
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