Il governo delle tasse
Raddoppia la bolletta
del gas. Così, senza nemmeno dirlo, grazie a un’Autorità per l’Energia che ne
garantisce, senza alcun fondamento, la congruità. Aumemta il gas menre
diminuisce il suo costo sui mercati internazionali. A favore dei “comercianti” (“dell’attività
di compravendita” dice l’Autorità) del gas. Con una piccola rendita per le Entrate,
che così posso aumentare le entrate da tasse e iva sul “consumo” maggiorato.
Aumenta il gas anche
a favore dei liquefattori. La Adriatic della Exxon e del Qatar. La OLT
(Livorno) della Snam e della First Sentiers – cioè di una società pubblica,
Cdp, e della famiglia Minozzi, e di un fondo gestioni mobiliari in teoria
australiano (molti australiani fanno “affari” in Italia, affari sicuri cioè, ma
finora li facevano con le sinistre). La Golar Tundra di Piombino, sempre della
Snam. E Panigaglia dell’Eni. Che
rifornisce anche Piombino, col gas che liquefa nel suo impianto del Congo. Tutto
all’insegna del massimo profitto, sia per Cdp sia per Eni, che sono gruppi
pubblici.
I gruppi pubblici
hanno perduto la funzione per la quale sono stati creati, di sostenere la
produzione e calmierare i prezzi (alleviare l’inflazione). Ora devono
guadagnare, anche più dei privati, per far guadagnare il Tesoro, cioè il fisco,
in due maniere: con i lauti dividendi, e con le tasse e l’iva sui fatturati
maggiorati.
…. e il raddoppio
delle bollette
Il governo che “non mette le mani nelle tasche
degli italiani” aumenta anche gli “oneri di sistema”. Cioè la tassa che
paghiamo ai cosiddetti fornitori di “energie pulite”. Insaziabili, gli uni e gli altri,
i fabbricanti e il governo. Che fa pagare tasse e iva anche sugli “oneri di
sistema” – come se fossero un consumo, un fatturato….
Gli “oneri di sistema” si definiscono “corrispettivi
destinati alla copertura di costi relativi ad attività di interesse generale
per il sistema elettrico o per il sistema gas pagati dai clienti finali”. Senza
giustificativo, cioè una tassa. Su cui – va ripetuto, talmente è grave - si pagano
tasse e iva.
I prelievi del governo sono tripli
addirittura per l’elettricità, benché più contenuti unitariamente. A favore di
Terna, il gruppo pubblico della rete elettrica, col quale pagarsi dividendi miliardari.
A favore degli (innominati ma noti) “gestori” elettrici, quasi tutti non
produttori ma commercianti. E a favore del fisco. Nonché, a favore di non si sa
chi, con il caro-raffinerie (delle raffinerie di prodotti petroliferi, tra cui
l’olio combustibile che serve le centrali elettriche), di cui è stato favorito
il passaggio a due trader, a due commercianti cioè, non a industriali
del petrolio, gruppi che massimizzano i profitti, non curando gli impianti, e
vendono i prodotti dove spuntano il prezzo più alto. L’Italia è così il paese
in Europa che paga più cara la benzina e altri prodotti, avendo svenduto le sue
due grandi raffinerie, Priolo e Sarroch, a due trader.
Per Priolo, di proprietà della russa
Lukoil, il governo si è inventato sanzioni inesistenti (Lukoil opera liberamente
anche negli Stati Uniti). Per Sarroch non ha esercitato il diritto di opzione. Mentre
convinceva Descalzi, il general manager Eni vicino al governo, a convertire
la grande raffineria di Sannazzaro in bioraffineria, cioè a ridurre la produzione
da dieci milioni di tonnellate di prodotti petroliferi l’anno a un milione. A
vantaggio di Vitol e Trafila, e di chi altro?
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